*ARTICOLI IN
ITALIANO
Da '
un'occhiata al libro del Dott. Tremblay in prossima uscita "The Code for
Global Ethics" (‘Il codice per l’etica globale’) all’indirizzo:
(in francese)
15.
Settembre 7th, 2011
DOMANDA:
Quali sono le regole da
adottare per un’unione monetaria stabile in presenza di una moneta comune?
RISPOSTA: di Rodrigue
Tremblay (professore emerito di economia presso l’Università di Montreal):
1 – In primo luogo, i Paesi
membri devono avere strutture economiche e livelli di produttività del lavoro
simili, in modo che la moneta comune non appaia sopravvalutata o
sottovalutata a seconda della particolare economia del singolo Paese
aderente. Un’alternativa è quella di avere un alto grado di mobilità del
lavoro fra le economie regionali in modo che i livelli di disoccupazione non
rimangano eccessivamente elevati nelle regioni meno competitive.
2 – In secondo luogo, se
una delle due condizioni di cui sopra non è soddisfatta , l’unione monetaria
deve essere guidato da un soggetto politico forte (forse un sistema di
governo federale) che sia in grado senza problemi di trasferire fondi dalle
economie a surplus fiscale alle economie con deficit fiscale, attraverso
fondi gestiti centralmente sotto forma di pagamenti di perequazione fiscale.
Questo per evitare le tensioni politiche e di incertezza quando il tenore di
vita aumenta nelle ricche economie regionali e cala invece in quelle meno
ricche. Infatti, dal momento che i tassi di cambio regionali non possono
essere regolati verso l’alto o verso il basso per ristabilire l’equilibrio di
ogni Paese membro e dato che la legge del prezzo unico si applica in tutta la
zona monetaria, il principale meccanismo di aggiustamento agli squilibri
esterni resta quello di contrastare le fluttuazioni nei livelli di reddito ed
occupazionali.
3 – Una terza condizione
per un buon funzionamento dell’unione monetaria è quello di avere la libera
circolazione dei capitali finanziari e bancari all’interno della zona
monetaria. Questo per assicurare che i tassi di interesse (corretti per il
fattore di rischio) siano coerenti all’interno di tale zona e che i progetti
produttivi abbiano l’accesso ai finanziamenti ovunque essi avvengano. Negli
Stati Uniti, per esempio, l’elevata liquidità nel mercato dei fondi federali
consente alle banche (in temporaneo deficit nel controllo di compensazione)
di prendere in prestito fondi a breve termine dalle banche che si trovino in
una posizione di temporanea eccedenza. In Canada, le grandi banche nazionali
hanno filiali in tutte le province e possono facilmente trasferire fondi
dalle filiali con fondi in eccedenza alle filiali con fondi in disavanzo,
senza intaccare il loro credito o le operazioni di prestito.
4 – La quarta condizione è
quella di avere una Banca centrale comune la cui politica monetaria si
rivolga non solo al controllo dell’inflazione ma anche alla reale crescita
economica e dei livelli occupazionali. Tale Banca centrale dovrebbe essere in
grado di agire come prestatore di ultima istanza non solo nei confronti delle
banche ma anche dei governi della zona monetaria.
Sfortunatamente
l’Eurozona ha fallito spesso incontrando alcune delle più fondamentali
condizioni per il funzionamento di unione monetaria.
Guardiamole
una ad una.
Primo, i
livelli di produttività lavorativa (produzione per ora di lavoro) varia
sostanzialmente tra gli stati membri. Per esempio nel 2009, se il livello
dell’indice di produttività in Germania era 100, in Grecia era solo il 64,4,
quasi un terzo più basso. In Portogallo ed Estonia per esempio, era
rispettivamente anche più basso tra il 58 e il 47. Questo significa che
l’euro, come valuta comune, può sembrare svalutata in Germania ma
sopravvalutata per molti altri membri dell’Eurozona, stimolando la rete delle
esportazioni nel primo caso ma andando a colpire male la competitività degli
altri paesi membri.
Secondo, e
possibilmente uno dei più importanti requisiti, l’Eurozona non ha il sostegno
di una forte e stabile unione politica e fiscale. Questo permette trasferimenti
fiscali tra gli stati membri che devono essere fatti con decisioni politiche
ad hoc, e questo crea incertezza. Infatti, no ci sono dei meccanismi
permanenti di pagamenti equanimi tra forti e deboli economie all’interno
della zona. Perciò possiamo dire che non esiste una solidità economica
permanente all’interno della zona.
Terzo: i
progettisti eletti dell’Eurozona per limitare la Banca Centrale Europea ad un
suo ruolo strettamente definito, hanno come principale obbligo quello di
mantenere la stabilità dei prezzi mentre non hanno responsabilità nella
stabilizzazione di tutta la macro economia della zona e di prevenirla se
fosse il caso se i governi creassero denaro. Per questa ragione possiamo dire
non c’è nell’Eurozona una solidarietà finanziaria istituzionale.
Infine,
anche se la mobilità ed il lavoro dell’Eurozona è alta, storicamente è molto
meno sicura rispetto al caso della unione monetaria americana.
Traduzione
di: Nicola Z., 22 marzo 2012.
Fonte: Prof. Rodrigue TREMBLAY, professore
emerito di Economia all’Università di Montreal.
17/07/2011
7/18/2011
Dott. Rodrigue Tremblay è professore emerito di economia alla Université de Montréal, può essere
contattato all’indirizzo rodrigue.tremblay@yahoo.com.
Visitate il suo blog www.thenewamericanempire.com/blog
e il suo sito :
14.
2015, anno dei Neocons guerrafondai.
Attenta Europa!
(Prof. Rodrigue TREMBLAY, professore
emerito di Economia all’Università di Montreal)
Maria Grazia Bruzzone/La Stampa
06/01/2015
“I Neocons spingono
continuamente verso confronti, conflitti, e guerre: il 2015 potrebbe essere
l’anno in cui molti dei fuochi che hanno acceso esplodono”, scrive Rodrigue
Tremblay, economista canadese prof emerito all’Università di Montreal, più
moderato ma solo nei toni. E paventa non uno ma due rischi: un’altra crisi
finanziaria, oltre a una guerra nucleare, conseguenza della Guerra Fredda
ripresa con la Russia.
“I neoconservatori o Neocons hanno ormai un controllo quasi
integrale del governo Americano sotto la facciata di qualsiasi presidente sia
al vertice del paese. Dirigono le politiche americane al Dipartimento di
Stato, al Pentagono, al Tesoro e alla Fed, la banca centrale” – scrive il
prof canadese, mettendo nel mucchio i falchi sul piano economico, a rigore
non propriamente Neocon (ma il
concetto è largo, vedi un post del 2004 sul
sito del Cfr-Council of Foreign
Relations scritto da Max Boot, uno di loro, per smontare tanti ‘miti’ sul
gruppo, nel mirino in quel momento a ridosso della guerra in Irak).
“Non accadeva prima
dell’amministrazione Reagan (1981-89) quando il presidente adottò la politica
estera “muscolare” ispirata ai neoconservatori e basata sull’intervento
militare all’estero, la guerra preventiva, i cambiamenti arbitrari di regime.
Non se la passavano tanto
bene sotto George H. Bush (1989-93) che a un certo punto ne rinnegò i
consigli e li considerava “i pazzoidi del seminterrato” ( the crazies in the basement).
Paradossaalmente hanno
ripreso a contare sotto Bill Clinton (1993-2001) con l’intervento
‘umanitario’ NATO in Kosovo a guida americana e con l ‘irresponsabile
smantellamento del Glass Steagall Act (la separazione fra banche commerciali
e banche d’affari speculative introdotto negli anni ’30 dopo la Crisi del
’29) che ha spianato la strada alla crisi finanziaria mondiale del 2008 –
come hanno riconosciuto molti economisti e lo stesso presidente Obama.
Il loro maggior successo
tuttavia arriva con George W. Bush e di Dick Cheney (2001-2009) quando hanno
persuaso l’amministrazione a lanciare l'intervento in Afghanistan e
soprattutto l’invasione dell’ Irak, una guerra ancora in corso oggi, 12 anni
dopo. E hanno delineato la cosiddetta ‘ dottrina Bush’ delle ‘guerre
preventive’ ( preemptive)e del
cambio forzato di regime in altri paesi, per l’interesse nazionale e
promuovere la democrazia.
E’ l’ideologia dei Neocons puri avanzata tempo prima,
quando Paul Wolfovitz era vicesegretario alla Difesa con Bush padre che poi
quelle idee ripudiò pubblicamente, e venne pubblicata in vari saggi e scritti
del PNAC, Project for the New American Century, il pensatoio fondato nel 1997
da William Kristol e Robert Kagan(quest’ultimo incidentalmente marito di
Victoria Nuland la diplomatica che ha ammesso l’intervento americano di un
anno fa per ‘cambiare regime’ in Ucraina). Che i due personaggi, e vari altri
del gruppo siano ebrei non significa che lo sia il movimento dei Neocons in quanto tale, precisa il
post di Cfr citato). Pur ammettendo la vicinanza politica con l’ala
destra israeliana e altri partiti conservatori.
…
“Dopo la caduta dell’impero Sovietico nel 1991 i
guerrafondai Neoconservatori teorizzarono che non ci dovesse essere nessun
‘dividendo di pace’ per i cittadini Americani (come asserivano 'pacifisti'
alla Jimmy Carter, messo infatti subito da parte) e che gli USA dovessero
cogliere l’opportunità di diventare la sola superpotenza militare al
mondo e aumentare, non diminuire, la spesa militare. L’obiettivo era
stabilire un Nuovo Impero Americano del 21° secolo, sulle orme dell’Impero
Britannico del secolo 19°”.
“Dopo gli eventi dell’11
settembre e l’arrivo di George W. Bush alla Casa Bianca Wolfovitz, come vice
segretario alla Difesa di Rumsfeld era nella posizione migliore per spingere
affinché il budget del Pentagono venisse incrementato la spesa militare e la
politica estera adottasse una linea più aggressiva.
Quel che inquieta – aggiunge
il prof Tremblay - è il fatto che nel 2000 il PNAC aveva prodotto un
documento intitolato ‘ Rebuilding American
Defenses’ (Ricostruire le difese americane, di cui Wolfovitz era un
firmatario) che enigmaticamente osservava come solo una ‘nuova Pearl Harbor’
avrebbe fatto accettare agli americani i cambiamenti nella politica militare
e di difesa che il gruppo neocon stava proponendo. Poi nel settembre 2001 la
‘nuova Pearl Harbor’ prese per coincidenza la forma degli attacchi delll’11
settembre.
…
Per il prof. Tremblay, la
Guerra Fredda e la sua eventuale degenerazione è solo uno dei due rischi
associati ai Neocons. L’altro è
un’altra crisi economica che potrebbe essere favorita dal nuovo provvedimento
sui derivati passato dal parlamento Usa il 16 dicembre scorso, una legge
praticamente scritta da avvocati e lobbisti di Wall Steet e megabanche (il
particolare di Citigroup, già ispiratrice della cancellazione del Glass
Steagall Act nel 1999) che concede mano libera a banche e assicurazioni per
usare i depositi assicurati dal governo per agire speculativamente sul
mega-galattico mercato dei derivati, cancellando i pur timidi limiti
introdotti dalla riforma di Wall Street, il Dodd-Frank Act del 2010 promossa
da Obama .
-Un altro colpo di mano
finanziario sotto un presidente Democratico, dopo l’abolizione del
Glass-Steagall Act firmata da Bill Clinton, consigliato dal suo
ministro del Tesoro Robert Rubin e del suo vice Larry Summers, entrambi per
anni a libro paga di megabanche. Rubin passò a la palla a Summers proprio nel
1999 per spostarsi… a Citigroup dove guadagnò in 10 anni $126 milioni.
-Così come fu Clinton sia a
tradire la promessa fatta da Bush padre a Gorbachev di non allargare la NATO
a est, sia a promuovere l’intervento in Kosovo per “ragioni umanitarie”, un
importante precedente nella strategia dell’Alleanza che in quegli anni si
andava ampliando proprio a est e trasformando da strumento di difesa in
strumento di offesa, per ‘ragioni umanitarie’, appunto, o per ‘promuovere la
democrazia’, o per ‘difendere dal terrorismo’.
Una politica suggerita dai Neocons, scrive Rodrigue Tremblay, e
proseguita da Bush figlio come da Obama, che pure all’inizio del primo
mandato sembrava – almeno a parole - voler voltare pagina. Come dire che
presidenti e amministrazioni, siano Democratici o Repubblicani, alla fine
contano poco, altre sono le forze in gioco e i corposi interessi che le
muovono.
Ma qui siamo già al secondo
rischio, quello di una guerra nucleare col riaccendersi della Guerra Fredda
con la Russia.
CONCLUSIONE
“Se gli affari del mondo
volgessero al peggio nel 2015, il mondo dovrebbe almeno sapere dove puntare
il dito per additare i colpevoli". I toni di Tremblay sono didascalici
come si addice a un professore.“ Molte persone pensano che gli eventi del
mondo si verifichino per puro caso e che non sia alcuna pianificazione dietro
di essi. Sbagliatissimo. Cattive politiche dei governi, misfatti, operazioni false flag o semplici errori di
calcolo sono spesso causa di crisi geopolitiche, siano finanziarie,
economiche o militari.
Non c’è bisogno di essere
complottisti per rendersene conto, aggiungiamo.
“Sta diventando sempre più
evidente anche fra i poco o male informati di noi, che la rinascita della
Guerra fredda con la Russia è stata progettata da Washington e che la Russia
non è l’aggressore (come la propaganda ufficiale vuole che crediamo) ma ha
reagito a un’intera serie di provocazioni guidate dagli USA” - scrive ancora
Tremblay.
Perché tanti interventi di
destabilizzazione nel mondo decisi dal governo Usa e a chi giova questa
instabilità voluta? E’ una buona domanda che gli americani dovrebbero
porsi".
“A livello nazionale,
l’economia americana deve continuare ad essere guidata dai banchieri? A
livello internazionale, il governo deve continuare la politica che mira a
spingere la Russia nell’angolo e a distruggerne l’economia? Sono azioni di
guerra. I cittadini americani sono d’accordo? Chi se ne gioverà di più e chi
perderà di più se ci sarà una guerra nucleare con la Russia? Dal momento che
l’Europa si troverebbe in prima linea, a queste domande si dovrebbe
rispondere anche in Europa".
“Il mondo oggi ha
disperatamente bisogno di una comunità internazionale governata da leggi, non
di un impero mondiale sciovinista che guarda solo ai propri limitati
interessi.“
__________________________________
Rodrigue Tremblay
è una personalità eclettica del
panorama culturale canadese. Economista, umanista, politico, è professore
emerito di economia all’Università di Montréal, autore di diversi saggi e
articoli e titolare del blog The New American Empire
13.
Tre cruciali decisioni di Bill Clinton
Del Prof. Rodrigue TREMBLAY
(professore emerito di Economia all’Università di Montreal)
(Il 15 agosto 2014)
“Ho detto, nel 1936, che il problema non era il patto della Società delle
Nazioni, ma prima di tutto le questione della moralità internazionale… La
Carta delle Nazioni Unite esprime benissimo le aspirazioni più nobili
dell’uomo: il rifiuto di ricorrere alla forza per regolare i conflitti fra
Stati; la difesa dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per
tutti, senza distinzione di razza. sesso, lingua o religione; salvaguardia
della pace e della sicurezza nel mondo“. Hailé Sélassié (1892-1975): discorso all’ ONU, 6/10/1963.
“La bellezza della legge Glass-Steagall, dopotutto, è semplice: le
banche non dovrebbero speculare con i depositi bancari garantiti dallo Stato.
Anche un bambino di sei anni lo capirebbe…“. Luigi Zingales, A capitalism for the people, 2014.
“Oggi il Congresso americano ha votato una legge che ringiovanirà le
regole che hanno retto i servizi finanziari dalla Grande Depressione,
rimpiazzandole con un sistema degno del XXI secolo… Questa storica legge
permetterà alle imprese americane di partecipare pienamente alla nuova
economia“. Lawrence Summer,
Segretario del Tesoro americano, 12/11/1999.
“Siamo coscienti che l’adesione alla NATO di una Germania unificata
solleva complesse questioni. Per noi, tuttavia, una cosa è certa: la nato non
dovrebbe estendersi all’Est“. Hans-Dietrich
Genscher, Ministro degli esteri tedesco, il 10/2/1990, a conferma di una
promessa fatta alla Russia che la NATO non si sarebbe estesa all’Est.
“Penso che sia l’inizio di una nuova Guerra Fredda. Penso che i
russi poco a poco reagiranno molto negativamente e ciò si ripercuoterà sulle
loro politiche. Penso che sia un grave errore. Non c’era ragione perché ciò
accadesse… Denota una flagrante mancanza di comprensione della storia russa e
della storia sovietica. Certamente ci sarà una reazione negativa da parte
della Russia e [i fautori dell'espansione NATO] diranno che vi avevano
avvisato che i russi sono fatti così. – ma è semplicemente falso“. George F. Kennan, diplomatico
americano, esperto della Russia (1998, dopo il voto del senato americano per
l’espansione della Nato alla Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca.
Un nuovo libro
americano sostiene che gli uffici del presidente Clinton furono messi sotto
ascolto a vantaggio del governo israeliano e del suo primo ministro
Netanyahu. Il libro spiega anche come Netanyahu ha potuto servirsi delle registrazioni
legate allo scandalo sessuale del presidente americano per persuaderlo a
liberare la spia israeliana Jonthan Pollard, arrestato nel 1985 con l’accusa
di spionaggio. In realtà, tutto indica che le attività israeliane di
spionaggio siano una prassi abituale negli Stati Uniti e non solo.
E’ comprensibile che l’americano medio non apprezzi l’idea di un
Presidente americano e altri ministri del suo governo siano messi sotto
ascolto e ricattati da parte di un paese straniero. A questo si aggiunge la recente
scoperta che la CIA, che opera in stretto coordinamente con il Mossad
israeliano, ha spiato i senatori americani, in violazione delle leggi e della
costituzione americane.
Tutto questo porta a considerare più attentamente certe decisioni prese
dall’amministrazione Clinton, quindici anni fa, le cui conseguenze sono
tutt’ora operanti.
Ci sono tre grandi crisi in corso oggi le cui origini possono essere
ricondotte ai suoi mandati (1992-2000), in particolare alle decisioni prese
durante il secondo. La gente ha la tendenza a dimenticare questioni del
genere, e preferisce concentrarsi sull’attualità. Spesso tuttavia ciò che
succede sotto i nostri occhi si è preparato nel corso di diversi anni, per
svilupparsi molto tempo dopo che gli iniziatori hanno abbandonato la scena
politica. Quello che l’amministrazione Bush ha fatto e quello che fa oggi
l’amministrazione Obama non sono che il seguito delle politiche implementate
da Clinton.
1)
La guerra del Kosovo e la marginalizzazione
dell’ONU – 1999
Il caos che deriva dalle numerose guerre in corso oggi nel mondo, in
violazione diretta della Carta delle Nazioni Unite, è dovuto in gran parte al
precedente del Kosovo, invocato da Clinton per lanciare gli USA in una
guerra “umanitaria” contro la Serbia.
L’obiettivo delle Nazioni Unite è proclamato solennemente dal preambolo
della Carta: “Noi, popoli della Nazioni
Unite, decisi [...] a salvare le future generazioni dal flagello della guerra
[...] e per tali fini [...] assicurare, mediante l’accettazione di
principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata,
salvo che nell’interesse comune[...]“.
Come Ban Ki-Moon ha ricordato, la Carta delle Nazioni Unite, sottoscritta
da tutti i paesi membri, stabilisce che “l’utilizzo della forza è legale solo
in caso di legittima difesa [contro un attacco armato] o con
l’autorizzazione [ufficiale] del Consiglio di Sicurezza dell’ONU“.
Si tratta di Diritto internazionale, e la Carta dell’ONU è la base stessa di
questo diritto.
Il capitolo VII della Carta vieta espressamente ogni guerra che non sia
condotta per mantenere o ristabilire la pace internazionale (art 42) o per
legittima difesa, sia individuale che collettiva (art 51). Non esistono
eccezioni per guerre “preventive” e/o “umanitarie” o per qualunque altro tipo
di guerra d’aggressione.
Tuttavia, nel 1998 e 1999, il governo democratico di Clinton decise
unilateralmente di intervenire nella guerra del Kosovo, senza un mandato
esplicito del Consiglio di sicurezza, sostituendo per la prima volta la
stretta legalità con l’argomento arbitrario ed extra-giudiziario della
legittimazione politica per ragioni “umanitarie” e per la salvaguardia dei
“diritti umani”. Ciò, senza nemmeno l’autorizzazione da parte del
Congresso americano, dal momento che l’amministrazione Clinton ritenne che un
ricorso alla NATO era sufficiente per giustificare l’intervento militare (in
questo caso costituito da soli interventi aerei [con utilizzo di base e
spazio aereo italiani, autorizzato dal governo d'Alema]).
Quella del Kosovo è stata definita come “la prima guerra fondata su
valori”, ed ha aperto il vaso di Pandora delle guerre facoltative, in
opposizione al quadro giuridico internazionale della Carta.
Da quell’intervento, che avallava l’intervento militare unilaterale per
motivi umanitari, questo genere di guerra d’aggressione è diventata più una
questione politica che legale, perché i grandi paesi [o meglio: l'unica grande
potenza insieme ai suoi satelliti] possono decidere una guerra a seconda
della loro specifica visione di “interesse nazionale”. In altre parole, il
mondo è tornato a un’epoca antecedente al 1945, cioè prima della creazione
dell’ONU, quando i paesi imperialisti potevano decidere di scatenare una
guerra se stimavano loro interesse nazionale farlo.
La decisione dell’amministrazione clintoniana di privilegiare la NATO a
svantaggio della Carta, segna l’inizio della marginalizzazione dell’ONU come
quadro di riferimento giuridico per impedire le guerre. Questa
marginalizzazione ha reso il mondo, di fatto, meno sicuro.
2)
L’abrogazione del Glass-Stegal Act,
1999
Negli anni ’90 le più grandi banche americane lanciarono una costosa
campagna pubblica (300 milioni di dollari) per l’abrogazione della legge
bancaria in vigore dalla Grande Depressione degli anni ’30, conosciuta come
Glass-Stegal Act. Questa importante legge del 1933 era il baluardo contro la
speculazione finanziaria, perché impediva alle grandi banche di speculare con
i depositi bancari assicurati dallo Stato. Più precisamente, rendeva illegale
ogni collegamento tra banche d’affari – specializzate nella sottoscrizione
speculativa di valori mobiliari – e banche commerciali autorizzate alla
raccolta del risparmio.
L’influente lobby dei banchieri americani, alcuni dei quali occupavano
posti strategici nell’amministrazione Clinton (come Robert Rubin, già
vice-presidente della Goldman Sachs e all’epoca Ministro delle finanze),
sosteneva tuttavia che dai tempi della Grande Depressione le cose erano
cambiate, e che i vincoli imposti dalla legge sulle loro attività impedivano
la creazione e la vendita di nuovi prodotti finanziari, non solo negli Stati
uniti ma in tutto il mondo, pregiudicando la loro competitività
internazionale.
All’inizio Clinton si mostrò riluttante all’idea di abolire una legge che
per tanto tempo aveva efficacemente impedito il ripetersi di abusi bancari
come quelli che si erano verificati prima della Grande depressione. Tuttavia
enormi pressioni politiche, interne ed esterne, lo costrinsero alla fine a
firmare l’atto che modificava quelle regole, il 12 novembre 1999, il
Gramm-Leach Bliley Act. La nuova legge permetteva la fusione fra banche
commerciali, banche d’affari, società mobiliari e compagnia d’assicurazione
senza che la SEC (Security and Exchange Commission) o qualunque altro
organismo di controllo avesse il potere di regolamentare i nuovi soggetti.
Le super-banche e le grandi compagnie assicurative non persero tempo ad
approfittare della nuova de-regolamentazione. Nuove strutture finanziare alla
“Ponzi” apparvero come in passato, quale era logico attendersi.
I nuovi giganti finanziari si presentarono
con innovativi prodotti – i “derivati” – che alla lunga si sono
rivelati altamente tossici e hanno scatenato la crisi finanziaria
dei subprimes del 2007-2008.
Oggi sappiamo che quella crisi ha comportato perdite di reddito e
patrimonio di svariati miliardi di dollari per le famiglie americane, e
forzato il governo americano a sovvenzionare con centinaia di miliardi le
super-banche per evitarne il fallimento.
Il risultato è stato un enorme trasferimento di ricchezza dalla
popolazione in generale al settore bancario, nonché l’indebolimento
dell’economia americani per diversi anni a venire.
3)
La violazione dell’impegno NATO
Come la dichiarazione del ministro tedesco Genscher conferma, è
comunemente ammesso che dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia,
all’inizio degli anni ’90, e dopo la riunificazione tedesca, era inteso – se
non altro in termini di impegno implicito – che la nato non avrebbe
approfittato della nuova situazione per circondare militarmente la Russia
allargandosi verso l’Est. Per esempio, nel corso di un incontro tra il
Segretario di stato James Baker e il Ministro degli esteri tedesco Genscher,
il 10 febbraio 1990, i due convennero che non ci sarebbe stato alcun
allargamento a Est della NATO.
Era questo il convincimento di Mikhail Gorbatchev, ancora presidente
dell’URSS, quando affermava di avere ricevuto l’assicurazione che la NATO non
si sarebbe allargata verso l’Est “di un solo pollice”. L’ambasciatore
americano a Mosca dell’epoca, Jack Matlock, ha confermato pubblicamente che
Mosca aveva ricevuto un “impegno chiaro” su questo punto. L’errore di
Gorbatchev fu quello di prendere per buone le assicurazioni verbali dei
politici occidentali anziché esigere un accordo più formale [o forse non era
più politicamente in grado di esigerlo].
Rimane il fatto che gli impegni tennero qualche anno, fino a quando
Clinton, in piena campagna elettorale, il 22 ottobre 1996 espresse l’auspicio
di un allargamento della NATO alla Polonia, all’Ungheria e alla
Cecoslovacchia. E’ stato Clinton, quindi, che in cerca di un vantaggio
elettorale pensò bene di disattendere gli impegni del suo predecessore. Il
seguito è noto. L’alleanza militare NATO, da essenzialmente difensiva, è
stata trasformata in offensiva, sotto ancor più stretto controllo americano.
L’espansione all’Est non si è fermata con la Polonia, l’Ungheria e la
Cecoslovacchia, ma incorpora ora paesi come l’Albania, la Croazia, la
Lettonia e la Slovenia, spingendo la propria struttura militare sino ai
confini con la Russia.
I recenti tentativi di includere anche l’Ucraina non sono che il
prosieguo di una politica aggressiva di espansione della Nato che mira a
isolare la Russia.
E’ stato dunque Clinton, senza dubbio sotto l’influenza dei neo-conservatori
americani, a soffocare la speranza che molti avevano di vedere i paesi
occidentali approfittare di un “dividendo di pace” quale si prospettava con
la fine della Guerra fredda e della minaccia sovietica.
Conclusione
Il disordine planetario di questo primo scorcio di secolo, la crisi
finanziaria 2007/2008 che ha devastato migliaia di persona [e quella
economica conseguente, che sta tuttora devastando intere popolazioni e di cui
ancora non si vede la fine], il ritorno inatteso della Guerra fredda: tre
fenomeni del nostro tempo la cui origine risale alle miopi decisioni di breve
periodo prese dal governo Clinton negli anni ’90.
I mediocri governi americani di Bush e Obama non hanno fatto altro che
spingere più avanti, peggiorandole, le politiche disastrose implementate
all’inizio da quella amministrazione. Una realtà di cui gli storici dovranno
tenere conto per capire la logica degli eventi che hanno portato al caos
attuale.
__________________
Rodrigue Tremblay è una
personalità eclettica del panorama culturale canadese. Economista, umanista,
politico, è professore emerito di economia all’Università di Montréal, autore
di diversi saggi e articoli e titolare del blog The
New American Empire [http://www.thenewamericanempire.com/italiano.htm].
Traduzione di
Mauro Poggi
12.
Il "Grand Design" neocon americani: esso spiega le apparenti
incoerenze e le gaffe di politica estera di Barack Obama.
DEL Prof. Rodrigue TREMBLAY (professore emerito
di Economia all’Università di Montreal)
15 luglio 2014
"Io credo nell'"
eccezionalismo americano "con tutto il mio essere. Ma ciò che ci rende
unici, non è tanto la nostra capacità di ignorare le norme internazionali e
violare lo Stato di diritto; piuttosto è il nostro desiderio di affermarli
attraverso le nostre azioni. "
Il presidente Barack Obama
29 maggio 2014
discorso di laurea presso l'Accademia Militare di West Point
"La guerra è la più tragica e la più
stupida follia del genere umano; l'atto di incoraggiarla o causarla
deliberatamente è un crimine efferato contro tutta l'umanità. "
Il presidente Dwight Eisenhower
Discorso
di laurea presso l'Accademia Militare di West Point nel 1947
"Politicamente parlando, il
nazionalismo tribale ancora insiste che il suo popolo è circondato da"
un mondo di nemici ", e che è una situazione di" uno contro tutti
", e che c'è una differenza fondamentale tra questa persone e tutti gli
altri. Egli sostiene che la sua popolazione è unico, speciale, incompatibile
con tutti gli altri, e lui nega persino la possibilità teorica che ci possa
essere comune a tutta l'umanità prima di essere utilizzato, per distruggere
l'umanità della diritti. "
Hannah Arendt (1906-1975), Le origini del
totalitarismo, 1951
"Un impero è dispotismo, e un
imperatore è un despota, soggetto ad alcuna legge o limitazione, ma solo per
sua volontà; è una forma di tirannia che supera quella di una monarchia
assoluta. Infatti, anche se la volontà di un monarca assoluto fanno legge,
deve ancora essere approvato dai suoi dettami in Parlamento. Anche questa
formalità non è richiesta nel caso di un impero. "
John Adams (1735-1826),
Secondo
presidente degli Stati Uniti
Sono solo io ad avvertire un certo disagio, ascoltando
il discorso di Barack Obama, e la sensazione che abbiamo davanti a noi un attore
che interpreta il ruolo di un presidente americano che legge attentamente il
copione che lui era consegnato? Sempre più spesso, infatti, abbiamo la netta
impressione che Barack Obama ha adottato la postura di un George W. Bush, ma
questa volta, democratico. Chi scrive i suoi discorsi sembrano avere la
stessa mentalità aggressiva rispetto a quelli che hanno scritto il discorso
di George W. Bush e Dick Cheney, dodici anni fa.
Questo probabilmente non è una
coincidenza, perché neocons influenti ora occupano posizioni chiave
nell'amministrazione delle posizioni di Barack Obama come è stato il caso
sotto George W. Bush, poi hanno fatto tutto quanto in loro potere perchè gli
Stati Uniti si impegnno in una guerra illegale contro l'Iraq, come anche
cercato di spingere gli Stati Uniti in un confronto militare con l'Iran e
come stanno ora cercando di provocare un conflitto militare con la Russia . E
'un enigma capire come i neocon americani possono facilmente infiltrarsi
negli amministrazioni statunitensi, sia repubblicani che democratici, e
svolgere il ruolon di fomentatori disturbi!
Conosciamo bene il "Grand
Design" dei neo-conservatori americani. Esso mira essenzialmente a usare
il potere militare degli Stati Uniti per rimodellare il Medio Oriente, negli
interessi di Israele e dei suoi alleati. E i neocon sono stati abbastanza
gentile di pubblicarlo. In effetti, si tratta di un piano che è stato
sviluppato e presentato in molte relazioni, a partire dal famoso rapporto
"Clean Break" del 1996 e quelli del Progetto per un Nuovo Secolo
Americano.
(PNAC), un'organizzazione creata nel 1997, ed i cui fondatori sono
diventati esponenti di spicco della Bush-Cheney. Nessuno può capire la
politica estera degli Stati Uniti senza leggere queste relazioni.
I Neocons
americani si presentano oggi sotto due nuovi steme o l'iniziativa politica
estera (Foreign Policy Initiative) e la Fondazione per la Difesa delle
Democrazie (Fondazione per la Difesa delle Democrazie).
È importante sottolineare che i neocon
sono riusciti negli ultimi anni, nonostante il clamoroso fallimento della
loro politica di guerra contro l'Iraq, a diventare molto influente
all'interno dell'amministrazione del presidente Barack Obama, in particolare
il Dipartimento di Stato , dove sono stati protetti dalla ex Segretario
Hillary Clinton. Questi neoconservatori e loro alleati politici,sono quelli
che sono la principale forza intellettuale dietro la politica estera degli
Stati Uniti, che ha provocato la disastrosa e incoerenti politiche americane
in Medio Oriente come in Europa orientale, come quelle che sono state
osservatae per una quindicina di anni.
Sul suo volto, questo è un progetto che
ha ben poco a che fare con gli interessi fondamentali degli americani comuni,
e tutto a che fare con quelle di alcuni soggetti stranieri e nazionali, a
cominciare con lo Stato di Israele a causa della sua grande influenza sulla
politica interna degli Stati Uniti e lo stato sunnita dell'Arabia Saudita a
causa del suo ruolo cruciale nella determinazione del prezzo internazionale del
petrolio.
E 'anche un progetto che si adatta molto
bene con gli interessi del complesso militare-industriale americano, che deve
contare su un ambiente di "guerre preventive" nel contesto di una
guerra permanente per giustificare gli enormi bilanci annuali difesa.
Il progetto neocon si basa sul vecchio
principio del "divide et impera" (o in latino, "divide ut
Realms" o "divide et impera"). Questo a volte è necessario per
creare il caos politico in cui prevale la stabilità. Infatti, si sta creando
il caos che neocon vogliono per raggiungere i loro obiettivi. In Medio
Oriente, soffiano sul fuoco del conflitto settario tra i vecchi musulmani
sunniti e sciiti, in modo da provocare la caduta di governi ostili e
costringendo anche la disintegrazione di interi paesi, al fine di un migliore
controllo e questo, quali che siano gli enormi costi umani derivanti per le
popolazioni locali.
Ad esempio, può sembrare assurdo per
l'amministrazione Obama di armare e sostenere i gruppi ribelli islamisti
fanatici in Siria contro il governo di Assad, poi combatterle con droni e
marines quando si aventurano in Iraq. Tuttavia, questa politica bizzarra
sembra abbastanza razionale agli occhi dei neocon, se incoraggiano sunniti e
sciiti ad uccidirsi a vicenda e il paese dell'Iraq è frammentato in più
parti. Ecco perché io uso il termine "incongruenza apparente" nel
titolo di questo testo, perché ovviamente quello che è inconsistente dal
punto di vista americano,non lo è del punto di vista neocon .
In Europa, i neocon hanno convinto il presidente
Obama piuttosto ingenuo di far rivivere la vecchia guerra fredda con la
Russia, per sfruttare la relativa debolezza di quest'ultimo paese. Tali
tensioni causato artificialmente hanno consentito agli Stati Uniti di
consolidare la loro influenza sull'Unione europea (UE) e facilitare la
trasformazione di un estesa alleanza militare sotto il controllo degli Stati
Uniti rendendo piu facile il riorientamento della NATO allargata e recentrata
come una alleanza 'offensiva, in modo da bypassare le richiesta dellle
Nazioni Unite, e per giustificare l'intervento militare degli Stati Uniti
all'estero.
Tuttavia, questo è perché la strategia
dei neo-conservatore è spesso in conflitto con gli interessi economici e
politici degli Stati Uniti fondamentali, sia all'interno che all'estero, il
progetto neoconservatore di portare successive guerre in Medio Oriente ed
Europa dell'Est fa apparire la politica estera di Obama in modo incoerente e
così contraddittoria. Elaboriamo un po 'su quest'ultimo punto.
1 - In primo luogo, considerare la
situazione caotica prevalente attualmente in Siria, Libia e Iraq. Grazie
all'azione delle milizie islamiche armate e ben supportati dall'esterno,
questi paesi sono devastati dalla guerra civile, che può facilmente portareli
alla disintegrazione politica e al declino economico.
Ma chi beneficia di un tale disordine in
questa parte del mondo, ricco di petrolio? Certamente non i lavoratori ei
consumatori americani che devono pagare alla pompa prezzi gonfiati della
benzina e le tasse elevate per finanziare tutte queste guerre. Gli interessi
economici delle grandi compagnie petrolifere americane attive nella regione
possono anche essere minacciati.
Tuttavia, oer i neocon americani, un tale
caos permanente è di natura a rallegrarli perché è probabile che serve alcuni
degli loro nteressi geopolitici, soprattutto quelli di Israele, il cui
vantaggio geopolitico ammesso è quello di indebolire gli stati islamici
confinanti e addirittura di spezzarli in entità più piccole. E 'la stessa
Arabia Saudita sunnita a beneficiare di prezzi più alti per il suo olio e che
vede di un buon occhio l' indebolimento degli stati sciita loro concorrenti
in Medio Oriente (Iran, Iraq e il loro alleato la Siria).
Infatti, i prezzi gonfiati per il
petrolio sono una delle cause della stagnazione economica sulla attualmente
prevalente negli Stati Uniti e in Europa, mentre la possibilità che le
milizie islamiche possono attaccare e prendere il controllo dei giacimenti
petroliferi in questi paesi va contro gli interessi delle compagnie
petrolifere americane.
Questo spiega in parte perché
l'amministrazione Obama deve fare i conti con esigenze contrastanti fatte da
vari interessi politici ed economici, e diventa sempre più difficile
soddisfare tutti, anche se è una marcata tendenza del presidente Obama a
prestarsi a un tale esercizio.
Da qui, le evidenti incongruenze e
contraddizioni nella sua politica estera.
A volte Barack Obama agisce come se ha
approvato la strategia machiavellica deineocon americani di destabilizzare la
maggiore parte dei paesi musulmani del Medio Oriente a favore di Israele e
dell'Arabia Saudita. Basti considerare tutto il sostegno finanziario e
militare che il governo americano ha fornito a organizzazioni terroristiche
al fine di provocare "cambio di regime" in Iraq, in Siria, e come
ha fatto anche in Libia .
Ricordiamo che lo scorso settembre, il
presidente americano Barack Obama si era comformato alle raccomandazione dei
suoi consiglieri neocon e ha deciso di bombardare il paese della Siria, il
governo di Assad che è stato considerato troppo vicino al Iran prima di
rendersi conto che tutta la cabala di giustificazioni per una tale
operazione, del tutto illegale, era una operazione sotto falsa bandiera,
cioè, un inganno
A volte, anche i costi economici di una
tale politica di instabilità provocate sono considerati troppo alti e un
timido Obama, per il dispiacere dei suoi consiglieri neocon riluttanti ad
attuare pienamente il piano malvagio di quest'ultimi. Il presidente Obama
diventa il bersagliodei media neocon negli Stati Uniti, che lo presentano
alora come un personnagio debole", inesperto ed esitante,il che
ovviamente contribuisce alla sua impopolarità crescente.
2 - In secondo luogo, considerare ora la
nuova guerra fredda che i neocon sono riusciti a far rivivere in Europa. E
'ancora affascinante vedere i neocons cercare di tornare un quarto di secolo
indietro e riprendere la loro campagna contro la Russia con la loro politica
di accerchiamento geopolitico e militare di quest'ultimo paese, circondendolo
di missile e spingendo i suoi vicini al confronto. Questo è il risultato
degli investimenti che sono stati fatto dagli Stati Uniti per attuare la
politica neocon di "cambio di regime" in Ucraina, ruescendo con la
forza un governo legittimamente eletto e questo, pochi mesi prima delle
elezioni generali. La democrazia svanisce quando gli interessi geopolitici
entrano in giocco
Chi quindi chi sono i beneficiare di
questi rinnovate tensioni e caos orchestrati? Certamente non l'ordinario
americano o europeo. Tutti questi problemi possono solo danneggiare la salute
economica del America ed Europa. Le principali profittatori sono piuttosto i
costruttori dell'impero e trafficanti di armi, e tutti coloro che amano
pescare nel torbido.
Conclusione
E 'deplorevole che il presidente Barack
Obama non e' stato in grado di fare la propria politica estera degli Stati
Uniti con coerenza e credibilità di principi i e obiettivi chiari, e dovette
fare affidamento sulle stessi neocons screditati dell'era Bush-Cheney per
loro consigli. Pertanto, egli stesso e il suo governo si sono messi al
servizio di influenze diverse e contrastanti, che le spingono a volte in una
direzione, ora in un'altra direzione. Questo si chiama una mancanza di
visione e di una mancanza di leadership.
Forse non è troppo tardi per il
presidente Barack Obama per riprendere le cose in mano, durante il secondo
mandato, e cessa di emulare George W. Bush e Dick Cheney e la loro visione
egemonica rovinosa. L'ultima cosa di cui il mondo ha bisogno oggi è una terza
guerra mondiale.
Per questo, però, dovrebbe espellere tutti i neo-conservatori che sono
saliti a posizioni di potere e di processo decisionale nel suo governo. Se
lui non ha il coraggio di farlo, lasciara il segno di uno dei peggiori
presidenti americani, su un piano di parità in questo con George W. Bush.
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Rodrigue
Tremblay è professore emerito di economia alla University of Montreal, può essere
contattato all’indirizzo rodrigue.tremblay@yahoo.com.
Visitate il suo blog www.thenewamericanempire.com/blog e
il suo sito :
E’ autore del libro 'The New American Empire'.
Potete avere informazioni sul suo prossimo libro, “The Code for Global
Ethics” sul sito www.TheCodeForGlobalEthics.com/
(in francese)
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(Traduzione di Michel
Ulisiad
11.
6 febbraio 2011
L’IDOLATRIA DEL FUCILE NELLA CULTURA AMERICANA D’OGGI
DEL PROF. RODRIGUE TREMBLAY (professore emerito di Economia
all’Università di Montreal)
Postato il Sabato, 05 febbraio 2011
“Nel tempo
dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!”
George Orwell
“Sosteniamo la
causa di un’America libera dalla violenza armata, dove tutti gli americani
vivono sicuri nelle loro case, a scuola, al lavoro e nelle nostre comunità.
Come Brady Campaign lavoriamo per far promulgare ed entrare in vigore leggi,
regolamenti e politiche pubbliche sulle armi attraverso un attivismo che
parte dal popolo, sostenendo l’elezione di pubblici ufficiali che siano a
favore di leggi contro le armi, e incoraggiando la pubblica consapevolezza
della violenza armata”.
Missione ufficiale del Brady Center per la Prevenzione
della Violenza Armata[1].
Possiamo davvero affermare che il motto dell’attuale
generazione americana è “In Guns We Trust” ? Questa è sicuramente
l’impressione che si ha se prendiamo in considerazione gli ultimi
avvenimenti.
Attualmente in America c’è una ossessione poco sana per
le armi, una forma di idolatria delle stesse come strumento utile per
appianare le differenze tra individui. Sembra che, in modo crescente, ogni
qualvolta un individuo si sente mancato di rispetto la reazione sia spesso
quella di affidarsi alle armi per sistemare le cose. Le prove di spaventosi
incidenti legati all’impiego di armi sembrano moltiplicarsi e accadere su
base giornaliera nell’attuale clima culturale americano. Un dipendente
scontento esce dal lavoro; va a casa, irrequieto, prende il fucile
e torna in azienda per mettere a segno il suo piano: uccidere delle persone
in una sparatoria scatenata. Uno
squilibrato estremista politico manifesta contro un candidato che
viene comunque eletto; l’estremista, deluso, imbraccia il fucile che si è
procurato senza fatica, spara al politico e uccide un’altra mezza dozzina di
persone. Un fervido
fanatico religioso si mette in testa che in qualche modo la sua
religione e i suoi adepti non sono ben visti: imbraccia il suo fucile e apre
il fuoco a caso contro tutti quelli che gli si trovano attorno. Studenti
frustrati che prendono dei brutti voti a scuola o che vengono
emarginati dai compagni tornano a casa, prendono i fucili dei loro genitori e
ammazzano gli insegnanti e qualche compagno.
Ci sono anche dei ragazzini disturbati di dieci anni
che ricorrono alle armi perché sono stati sgridati dai genitori. Le armi le
tengono ben nascoste nelle loro stanze e le puntano contro la madre o il
padre. Molto lontano dal comandamento ‘Onora il padre e la madre’.
Sembrerebbe quasi che ci sia una crisi omicida da arma
da fuoco negli Stati Uniti, ma l’idea che ci sia bisogno delle armi nella
vita quotidiana di ogni individuo è così ben radicata e diffusa da
determinare il persistere di uno stato di negazione collettiva. Duecento anni
fa la maggior parte della popolazione viveva nelle fattorie. E’ comprensibile
come i fucili fossero allora una necessità, sia per la caccia sia per
finalità di protezione del singolo all’interno di un ambiente ancora
selvaggio e relativamente poco regolamentato. Al giorno d’oggi, la gran parte
delle persone vive in aree urbane sviluppate dove la caccia non è permessa. A
che cosa si ricollega quindi questo bisogno di armi da fuoco, se non a quello
di sparare alla gente?
C’è naturalmente il mito persistente che gli americani
hanno il ‘diritto’ di accumulare grosse quantità di armi e di utilizzarle. E
anche questa cosa sembra un retaggio dei tempi passati in cui la giovane
repubblica americana era minacciata dai suoi precedenti padroni inglesi e
correva il rischio di perdere l’indipendenza appena acquisita a seguito di
un’invasione britannica. In quell’epoca era diffusamente percepita la
necessità di poter creare rapidamente una milizia in grado di difendere il
territorio, e i contadini armati avrebbero potuto assolverla. Questa è
l’interpretazione logica che può essere data al Secondo Emendamento
della Costituzione americana del 1789, il quale recita: “Essendo necessaria
alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto
dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.
L’implicazione più logica è che si possa prendere
qualche necessaria precauzione per difendere lo stato con una milizia armata
‘ben organizzata’, in un’epoca nella quale il governo federale americano era
percepito come debole e incapace di allestire una risposta militare federale
a un’invasione esterna o a una rivolta armata interna, e questo non dovrebbe
impedire agli stati di creare gruppi armati per mantenere l’ordine. Questo
era il clima costituzionale del tempo. – Le disposizioni della Costituzione
americana non erano strutturate per essere una licenza aperta a tutti gli
individui di armarsi, di ricorrere alle armi a loro piacimento e di
costituire a piacimento una milizia singola ‘non regolata’.
Un’interpretazione così estensiva e stravagante in un
contesto urbano moderno costituirebbe sicuramente la ricetta per l’anarchia
politica e sociale. Inoltre, nei nostri giorni, il governo federale americano
ha il pieno controllo della potente organizzazione militare americana e non
ha nessun bisogno di milizie private per difendere il territorio. Oggigiorno
poi le guardie di
stato nazionali hanno di fatto preso il posto che le milizie
private dell’ultim’ora avrebbero potuto occupare in passato. Oggi non c’è
nessun bisogno di avere un esercito privato disponibile all’occorrenza per la
difesa del territorio.
Ciononostante, alcuni giudici delle
corti americane hanno stabilito, supportati in questo da alcuni
politici, che il diritto vecchio di cent’anni di formare delle
milizie ‘ben organizzate’ e di portare armi per difendere il territorio
significa davvero che chiunque, nell’attuale sistema,è titolare di un diritto
individuale assoluto di possedere armi pericolose nella misura e della
qualità che vuole, comprese sofisticate armi d’aggressione, e di utilizzarle,
senza che alcun governo elettivo possa interferire.
La pronuncia più recente sull’argomento è stata resa
nel giudizio Parker contro
il District of Columbia, nel quale lo scorso 9 marzo 2007 la Corte
d’Appello del Distretto di Columbia si è pronunciata nel senso di ritenere
che il divieto imposto dal District of Columbia di detenere armi a mano senza
una licenza sia in contrasto con i diritti stabiliti dal Secondo Emendamento
della Costituzione americana. Ecco come stanno le cose…e il massacro
continua.
Quante tragedie dovranno ancora accadere prima che la
mentalità cambi?
Rodrigue Tremblay è
professore emerito di economia alla University of Montreal, può essere
contattato all’indirizzo rodrigue.tremblay@yahoo.com.
Visitate il suo blog www.thenewamericanempire.com/blog e
il suo sito www.thenewamericanempire.com/ : E’
autore del libro 'The New American Empire' . Potete avere informazioni sul
suo prossimo libro, “The Code for Global Ethics” sul sito www.TheCodeForGlobalEthics.com/
(in
francese)
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Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
10.
La politica FED di creazione dell’inflazione: un massiccio trasferimento
di ricchezza
di Rodrigue Tremblay - 01/03/2011
Fonte: eurasia [scheda fonte]
“Se [la
gente] presterà poca attenzione agli affari pubblici una volta, io e voi, il
Congresso e le Assemblee, i giudici ed i Governatori, diventeremo tutti lupi.
Sembra essere la legge della nostra natura, nonostante le eccezioni
individuali.” Thomas Jefferson (1743-1826), Terzo Presidente degli
Stati Uniti.
“Se il popolo
americano permetterà alle banche private di controllare l’emissione della sua
valuta, prima con l’inflazione e poi con la deflazione, le banche e le
corporazioni che gli cresceranno intorno priveranno il popolo di tutte le sue
proprietà, finché i suoi figli si sveglieranno senza casa sul continente che
hanno conquistato i loro padri.” Thomas Jefferson (1743-1826), Terzo Presidente degli
Stati Uniti
[La corruzione nelle alte sfere seguirebbe dal momento che] “tutta la ricchezza è racchiusa in poche
mani, la Repubblica è distrutta.” Abraham Lincoln (1809-1865), sedicesimo
Presidente degli Stati Uniti
“Quando la
rapina diventa lo stile di vita per un gruppo di uomini che vivono insieme
all’interno di una società, col passare del tempo, essi creeranno un sistema
legale che la autorizzi ed un codice morale che la glorifichi.” Frederic
Bastiat (1801-1850), economista francese
“L’inflazione
qui negli Stati Uniti è molto, molto bassa.” Ben
Bernanke, Presidente della FED, Giovedì 10 Febbraio 2011
Iniziamo con qualche indicatore di riferimento macroeconomico.
Nell’Ottobre 2010, il valore mondiale della produzione totale (tutti i
Prodotti Interni Lordi o PIL) è stato stimato in 61.96 trilioni di dollari al
valore nominale corrente. Il PIL degli Stati Uniti è stato stimato a 16.11
trilioni di dollari, ovvero il 26% del PIL mondiale.
I due maggiori mercati finanziari in termini di valori di cambio sono il
mercato globale di cambio estero (mercati in tutte le valute), che ha un
volume d’affari giornaliero medio in cambi di transazioni globali estere di 4
trilioni di dollari al giorno, ed il mercato mondiale dei derivati, per lo
più deregolamentato e con scambi in base a trattative private (tutti i
mercati dei derivati) i cui eccezionali contratti sono stati stimati, dalla
Banca dei Regolamenti Internazionali in Svizzera, avere complessivamente a
livello mondiale un valore nozionale o nominale di circa 791 trilioni di
dollari nel 2010. [
In termini di ricchezza reale, comunque, i due mercati finanziari più
importanti sono il Mercato Mondiale delle Obbligazioni ed il Mercato Mondiale delle Azioni. Nel 2009 ad
esempio, il mercato globale delle obbligazioni ha avuto l’eccezionale valore
di 91 trilioni di dollari americani, assieme al mercato U.S.A. delle
obbligazioni, del valore di 35.5 trilioni di dollari americani, diventando il
più grande mercato interno di obbligazioni. – A metà del 2010, la
capitalizzazione del mercato globale delle partecipazioni sugli scambi
regolati è stata stimata in 54.9 trilioni di dollari, con il mercato
azionario degli U.S.A. del valore di 19.8 trilioni di dollari americani.
Con una tale quantità di beni finanziari, è comprensibile che i
cambiamenti nei prezzi ed i tassi di interesse abbiano effetti importanti su
ogni mercato. Se i tassi d’interesse a lungo termine salgono, il valore
nominale delle obbligazioni scende, e al contrario, quando i tassi
d’interesse sono in ribasso, il prezzo delle obbligazioni sale. Per quanto
riguarda le azioni, molti fattori, come i rendimenti della compagnia, le
prospettive di profitti futuri e le previsioni dell’inflazione, così come le
considerazioni politiche e di tassazione, possono influenzare il loro valore.
In generale, comunque, tendono ad andare meglio quando i tassi d’interesse a
breve termine sono bassi piuttosto che alti.
Qualche volta questi due importanti mercati finanziari si muovono
insieme, specialmente in una condizione di disinflazione generale, quando i
tassi di interesse tendono a diminuire. Tendono a scendere contemporaneamente
quando i tassi di interesse reali salgono, quindi i prezzi delle obbligazioni
e delle azioni crollano.
A volte comunque, possono muoversi in direzioni diverse, specialmente
durante la fase iniziale di un periodo inflazionistico, essendo questa
inaspettata inflazione positiva per il mercato delle azioni ma negativa per
il mercato delle obbligazioni. E’ stato il caso dell’autunno passato, con il
mercato delle obbligazioni in caduta e il mercato delle azioni in salita. La
domanda è quanto questo sdoppiamento possa durare.
Come può inserirsi in una simile condizione di inflazione imminente, la
politica monetaria della FED, e cosa dovrebbe fare?
Lo scorso 3 novembre, il giorno dopo le elezioni di medio termine del
2010, la Fed di Bernanke ha annunciato che si sarebbe imbarcata in un secondo
turno di alleggerimento quantitativo (QE2) una parola sofisticata che significa
stampare nuova moneta in cambio di obbligazioni governative – in altre
parole, monetizzare il debito pubblico. Sembra che il Presidente Bernanke ed
il consiglio di amministrazione della FED abbiano sentito che mesi di
prestiti di trilioni di dollari alle maggiori banche americane a tasso
d’interesse quasi zero, pagando lo 0.25% per tenere le loro riserve in
eccesso sui suoi libri, non fosse abbastanza. Hanno annunciato che la Fed
avrebbe acquistato obbligazioni del Tesoro del valore di 600 miliardi di
dollari fino a giugno 2011, reinvestendo circa 300 miliardi dei principali
pagamenti dal proprio portfolio azionario di titoli garantiti da prestiti
ipotecari.
Facendo questo, la Fed ha dichiarato di seguire due obiettivi in qualche
modo correlati; 1- abbassare i tassi d’interesse reali così da stimolare
l’attività economica e creare impiego; e 2- aumentare contemporaneamente le
aspettative sull’inflazione per poter evitare gli effetti della deflazione
sul rapporto di indebitamento degli USA.
Si dovrebbe ricordare che dal 1913 al 1977, la Fed ha avuto un solo
obiettivo da raggiungere, cioè la stabilità dei prezzi. Al momento, comunque,
la Fed ha ufficialmente un mandato doppio. Difatti, dal 1977, la rettifica al
Federal Reserve Act del 1913 stipula che la
banca centrale americana deve determinare la sua politica monetaria in modo
da promuovere l’occupazione mantenendo la stabilità dei prezzi. Riporta che
la Fed deve promuovere “la massima occupazione, prezzi stabili, e modesti
tassi d’interesse a lungo termine.”
Di certo, una banca centrale in un sistema monetario a corso legale può
sempre creare inflazione attraverso una politica monetaria e la stampa di
banconote ma, in un’economia di mercato, questo ha poca influenza nella
creazione di posti di lavoro e sui tassi d’interesse a lungo termine.
L’occupazione dipende dagli investimenti, dall’innovazione e dalle
opportunità di mercato nazionali ed estere, mentre i tassi d’interesse a
lungo termine dipendono dall’aumento dei risparmi disponibili, dalle offerte
di investimento e dalle aspettative d’inflazione a lungo termine, tutti
fattori che sono più o meno fuori dalla portata della banca centrale. E’
facile illudersi pensando l’opposto, ma la realtà è questa.
Ciò che la Fed può certamente fare, comunque, è creare inflazione
espandendo la base monetaria e la scorta di denaro; può
anche imperare nell’inflazione drenando liquidità dal sistema. Se si esagera
per un verso o per l’altro, si possono anche creare bolle speculative mantenendo i tassi
prefissati d’interesse a breve termine troppo bassi troppo a lungo, oppure si
può creare una stretta del credito frenando troppo
sulla creazione di credito, solitamente nella fretta di correggere l’errore
precedente.
Questi movimenti della politica monetaria a breve termine sono molto
destabilizzanti per l’economia reale, a volte creano un boom temporaneo; a
volte un ribasso economico. Sono anche accompagnati da ingenti trasferimenti
di ricchezza tra creditori e debitori.
Innanzitutto, quando la Fed (o qualunque banca centrale se è per questo)
crea troppo denaro comprando beni finanziari e scrivendosi assegni, ne
derivano inflazione e aspettative di inflazione. Questo abbassa i tassi di
interesse a breve termine e alza quelli a lungo termine (innalzarsi della
curva di rendimento) [ http://en.wikipedia.org/wiki/Yield_curve ] ed il
prezzo dei buoni del Tesoro trentennali scende, con l’effetto di imporre una
tassa d’inflazione [http://en.wikipedia.org/wiki/Inflation_tax ] su di tutti
i titolari di moneta legale. Questa tassa d’inflazione porta ad un
trasferimento di benessere tra ignari possessori di dollari e obbligazionisti
che vedono il valore reale dei pacchetti scendere, mentre i debitori e gli
azionisti vedono il peso del loro debito venire ridotto dall’inflazione e
salire il valore della maggioranza delle azioni nel mercato.
In secondo luogo, può accadere il contrario se l’economia è affamata di
liquidità: la curva di rendita si inverte con tassi d’interesse a breve
scadenza, in salita in confronto ai tassi d’interesse a lungo termine.
Generalmente ne conseguono il crollo del mercato azionistico e una recessione
economica.
-
Questo è più o meno ciò che la Fed ha fatto nei suoi quasi 100 anni di
esistenza, mantenendo i tassi d’interesse a breve termine troppo bassi per
troppo a lungo, creando insostenibili bolle speculative, e poi applicando i
freni monetari per eliminare le previsioni d’inflazione che ha creato da sé.
A volte, la Fed ha mantenuto la stabilità dei prezzi ed il valore del dollaro
americano; ma altre volte, ha volontariamente agito per distruggere il potere
di acquisto del dollaro, stampandone troppo.
-
Come principio generale, se le aspettative d’inflazione crescono più
velocemente dei tassi d’interesse nominali a lungo termine, i tassi
d’interesse reali, cioè il costo reale del capitale per gli investitori ed i
compratori di immobili, dovrebbero diminuire e, si spera, stimolare
l’attività economica e l’occupazione.
Sfortunatamente per la Fed, l’annuncio fatto il 3 novembre si è tradotto
in un’importante perdita di fiducia nella sua abilità di escogitare e
perseguire una politica monetaria appropriata, ed è stata immediatamente
screditata dalle altre banche centrali e dal più grande creditore
dell’America, la Cina, come uno sfacciato tentativo di creare ed esportare
inflazione. Il prezzo delle obbligazioni ha iniziato immediatamente a
crollare e quello delle rendite delle obbligazioni a crescere. Sembra che gli
obbligazionisti abbiano iniziato a vendere i buoni del Tesoro a lunga
scadenza ad a ritmo più veloce di quanto la Fed potesse comprare.
Il presidente Ben Benanke ed il suo consiglio d’amministrazione sembrano
aver dimenticato che gli U,.S.A. ora sono una nazione debitrice non una creditrice.
Una nazione creditrice potrebbe cavarsela con un’esplicita politica di
creazione d’inflazione – ma non una nazione debitrice. Soltanto nel 2010, gli
U.S.A. hanno registrato mezzo trilione di dollari di deficit negli scambi con
il resto del mondo. Questo dev’essere finanziato, ed è fatto con i prestiti
stranieri. Per estensione, i creditori stranieri decidono il risultato finale
della politica monetaria americana.
La rendita decennale del Tesoro che ha raggiunto il minimo del 2.40%
nell’ottobre 2010, era al 2.63% il giorno prima dell’annuncio della Fed del 2
novembre 2010. Alla fine, venerdì 11 febbraio ha chiuso al 3.64%, dopo aver
raggiunto un picco del 3.75% l’8 febbraio. Lo stesso vale per la rendita
trentennale del Tesoro che ha raggiunto il picco del 4.76% l’8 febbraio,
avvicinandosi così alla pericolosa soglia del 4.90%. Quest’ultimo era al
3.93% il 2 novembre 2010.
Ovviamente, la politica monetaria ultra liberale della Fed è stata
controproducente. L’intenzionale politica di stampare soldi in eccesso
rispetto alle richieste dell’economia è risultata in un aumento dei tassi
d’interesse a lungo termine, non nel loro abbassamento. Infatti, con i tassi
nominali a lungo termine in salita mentre l’inflazione avrà bisogno di molti
mesi per rialzarsi, l’effetto immediato dell’annuncio di novembre della Fed è
stato l’aumento dei tassi d’interesse reali a lungo termine del Tesoro, non
il loro abbassamento. Le rate dei mutui si sono alzate minacciando di
posticipare il tanto atteso recupero del mercato immobiliare.
-
E’ di certo possibile che si stia entrando in un periodo in cui il già
osservato rialzo dei tassi d’interesse reali può far deragliare il rialzo del
mercato azionario che prosegue dagli inizi di marzo 2009. In seguito
comunque, ci si può aspettare un rallentamento dell’economia, che insieme
alle riduzioni fiscali, faccia ribassare i tassi a lungo termine. Queste
montagne russe non sono vantaggiose per i tassi d’interesse.
-
L’attuale consiglio d’amministrazione della Fed sembra credere che questa
sia più di una banca centrale, che sia una sorta di governo interno che può
allo stesso tempo controllare le condizioni monetarie e risolvere i problemi
strutturali nell’economia reale, senza rispetto per ciò che pensa il resto
del mondo. Questo sembra essere meno realistico. Forse una dose d’umiltà
sarebbe salutare questa volta, prima che vengano fatti danni irreparabili.
(Traduzione di Valentina Bonvini)
Fonte: www.globalresearch.ca/
·
Rodrigue Tremblay è professore emerito di Economia all’Università di
Montreal.
Rodrigue Tremblay è
professore emerito di economia alla University of Montreal, può essere
contattato all’indirizzo rodrigue.tremblay@yahoo.com.
Visitate il suo blog www.thenewamericanempire.com/blog e
il suo sito www.thenewamericanempire.com/ : E’
autore del libro 'The New American Empire' . Potete avere informazioni sul
suo prossimo libro, “The Code for Global Ethics” sul sito www.TheCodeForGlobalEthics.com/
(in francese)
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
9.
10 giu 2008 ... Potete avere informazioni sul suo prossimo libro, “The Code for Global Ethics” sul sito
www.TheCodeForGlobalEthics.com/ ...
www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=19628
L'economia va di bolla in bolla con una mentalità da casinò
di Rodrigue Tremblay - 10/06/2008
“La strategia
Usa dovrebbe avere come scopo, sopra ogni altra cosa, la rimozione dal potere
del regime di Saddam Hussein”.... [La sua rimozione è assolutamente vitale
per] “la sicurezza del mondo nella prima parte del ventunesimo secolo” e per
“la sicurezza delle truppe americane nella regione, dei nostri amici e
alleati come Israele e i paesi arabi moderati, e di una porzione
significativa delle riserve mondiali di petrolio”.
Lettera del 26 gennaio 1998, indirizzata al presidente Bill Clinton dai
neoconservatori.
[Sugli iracheni] “Se accenderanno
il loro radar faremo esplodere i loro fottuti missili. Loro sanno che siamo
padroni del loro paese. Possediamo il loro spazio aereo... Noi dettiamo come
devono vivere e parlare. Ed è questo che è fantastico per quel che riguarda
l'America ora. È una buona cosa, specialmente dato che c'è un sacco di
petrolio laggiù di cui abbiamo bisogno”.
Generale di brigata aerea Usa William Looney, comandante delle operazioni
di volo americane e britanniche a sud del trentaduesimo parallelo sull'Iraq
(no-fly zones), intervista pubblicata dallo Washington Post, il 30 agosto 1999 [citata nel libro di William
Blum Rogue State, Common Courage
Press, 2005, p. 159].
“Focalizzate
le vostre operazioni sul petrolio, specialmente in Iraq e nel Golfo, dato che
questo significherebbe la morte [dell'Occidente]” .
Osama bin Laden, dicembre 2004
“Gli alti
prezzi del greggio non hanno alcuna relazione con la produzione o il
consumo”... [Sono dovuti] “alla perdita di valore del dollaro” .
Mahmoud Ahmadinejad, presidente dell'Iran, aprile 2008.
L'economia americana sembra andare di bolla in bolla: nel 2000 c'era la
bolla tecnologica; nel 2005 c'è stata la bolla immobiliare; ed oggi c'è la
bolla del petrolio e dei beni. Di fatto l'intero mondo degli investimenti è
oggi un gigantesco casinò dove comandano gli speculatori e i governi guardano
dall'altra parte. Per molte materie prime commerciabili di base (riso, grano
e mais) e beni (petrolio, gas, metalli), i prezzi non hanno alcuna relazione
con il valore intrinseco di quanto viene commerciato. Tali prezzi sono in
gran parte guidati da cattive politiche e dalla tecnica piramidale detta del
“più folle” per cui i grandi speculatori off-shore navigano tramite i
derivati non regolamentati per spingere sempre più in alto i prezzi sino a che
la bolla non esplode. Nel frattempo possono venire create enormi distruzioni
e le vite delle persone messe in pericolo o perse. L'attuale carestia in
molti paesi è il risultato finale di tali manipolazioni del mercato approvate
dai governi, dall'Opec e da un pugno di altri cartelli e di cosiddetti hedge
fund speculativi.
E possibile che un'economia cresca e prosperi senza essere sempre sulle
montagne russe? Di fatto, l'attuale esplosione del prezzo dei beni e del
petrolio riflette reali spostamenti di domanda e offerta, come distruzioni
delle forniture, o è anche, o persino soprattutto, guidata da fattori
geopolitici e speculazioni finanziarie che alimentano una sempre più grande e
insaziabile domanda artificiale?
È mia sensazione che il crollo del dollaro Usa sta avendo conseguenze
economiche serie e non volute in tutto il mondo. Infatti una tale
svalutazione da panico della valuta chiave più usata sta alimentando un
enorme corsa di allontanamento dai depositi in dollari verso beni più solidi,
come il petrolio, l'oro e altri beni. Banche centrali, aziende e individui
stanno perdendo fiducia nel dollaro cartaceo, che si è andato deprezzandosi
velocemente contro altre valute, ma il cui valore intrinseco ci si aspetta
venga ulteriormente eroso dall'inflazione in arrivo che seguirà
inevitabilmente l'attuale creazione di liquidità voluta dalla Fed. Tutti
questi problemi sono interconnessi.
Ricordiamoci che il problema petrolifero negli Usa è largamente
auto-inflitto dal momento che il governo Usa ha preferito allontanarsi da
un'economia basata sull'autosufficienza e l'energia rinnovabile. Nel 1982,
per esempio, il consumo giornaliero di petrolio negli Usa era stato abbattuto
sino 9 milioni di barili al giorno, dai 14 milioni di barili al giorno
precedenti allo shock petrolifero iniziato dall'Opec nel 1973. Dal momento
che gli Usa stavano producendo circa 9 milioni di barili al giorno si può
dire che l'economia americana allora era autosufficiente per quella forma di
bisogno energetico. L'amministrazione Reagan cambiò tutto ciò: non più limiti
di velocità a 55 miglia orarie; riduzione degli obblighi per i produttori di
macchine di aumentare il numero di chilometri per litro; non più restrizioni,
fiscali o di altro tipo, sull'acquisto di macchine divoratrici di benzina
eccetera. Il risultato è che gli Stati Uniti, con meno del 5% della
popolazione mondiale, consumano ora il 25% della produzione giornaliera di
petrolio, circa 22 milioni di barili su 88 milioni di barili prodotti in
tutto il mondo al giorno. Ed ecco il succo del problema: il 60% di quel
petrolio deve essere importato. Per di più, per il mondo intero, il 60% delle
importazioni di petrolio provengono dal medio oriente instabile. Questo è ciò
che chiamiamo giocare col fuoco!
Perciò, dal momento che l'accesso a petrolio sotto controllo americano ha
giocato una parte importante nella decisione da parte di Bush-Cheney di
lanciare, nella primavera del 2003, una guerra non provocata contro l'Iraq
allo scopo di trasformare quel paese sovrano in un protettorato petrolifero
americano sotto la gestione di alcune grandi compagnie petrolifere anglo
americane, si può dire che i semi per questa guerra illegale fossero stati
sparsi durante l'amministrazione repubblicana di Reagan. Quando la filosofia
della deregolamentazione era rampante e veniva salutata come un successo. Ma,
come conseguenza, sono stati persi 25 preziosi anni per preparare l'economia
Usa al momento in cui il petrolio sarebbe divenuto una fonte di energia
scarseggiante. Ora quel momento è arrivato, ma siamo ancora nell'era dei
veicoli Hummer che camminano solo grazie a grandi quantità di costoso
petrolio importato con grossi rischi.
Infatti, negli Usa, vi sono tre macchine ogni quattro adulti e tali
macchine sono più grandi e hanno motori più potenti che in qualunque altro
paese del mondo. Se solo alcuni paesi, come Cina e India, volessero emulare
gli Stati Uniti in questo, grazie alla crescita dei loro livelli di reddito,
il consumo di petrolio al mondo più che raddoppierebbe. Ma senza riserve petrolifere
note che vengano incontro a una tale incremento di domanda, i prezzi del
petrolio salirebbero alle stelle distruggendo il potere d'acquisto dei
consumatori e facendo crescere l'inflazione. Il risultato sarebbe un enorme
crisi economica mondiale prima che possano essere sviluppate fonti di energia
alternativa sfruttabili. Ciò richiederebbe 10 o 20 anni.
Siamo già a quel punto? Se non lo siamo ci stiamo muovendo velocemente
verso il giorno del brusco risveglio, mentre governi complici che non fanno
nulla sperano in un miracolo o in una qualche soluzione magica. Le maggiori
conseguenze saranno la crescita dell'inflazione, guerre simili a quelle del
diciannovesimo secolo per assicurarsi le risorse, e un rallentamento
economico mondiale nella produzione e nel commercio. I prossimi 20 anni
saranno interessanti per alcuni, ma richiederanno sacrifici per i più.
Rodrigue Tremblay è
professore emerito di economia alla University of Montreal, può essere
contattato all’indirizzo rodrigue.tremblay@yahoo.com.
Visitate il suo blog www.thenewamericanempire.com/blog
e il suo sito
E’ autore del
libro 'The New American Empire' . Potete avere informazioni sul suo prossimo
libro, “The Code for Global Ethics” sul sito www.TheCodeForGlobalEthics.com/
Titolo
originale: " In a Casino Mentality, The Economy Goes From Bubble to
Bubble"
Fonte: http://www.globalresearch.ca
14.05.2008
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO
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8.
14-04-2009
Del Prof. Rodrigue TREMBLAY
Tradotto da Alberto Tiepolo
“La
prosperità apportata dalla guerra è simile a quella apportata da un terremoto
o dalla peste."
“… La
guerra è nociva, non soltanto per i conquistati, ma anche per i
conquistatori. “
“Per
superare gli aggressori non basta rendere la pace duratura. L'essenziale è di
disfarsi dell'ideologia che genera la guerra. “
“La
radice del male non è la costruzione di nuove armi, più terrificanti. È lo
spirito di conquista. “
Ludwig von Mises (1881-1973)
C'è gente responsabile che pensa che
la provocazione e l'aggressione possano essere modellii di governo
accettabili. Il conflitto che è appena scoppiato improvvisamente tra l'ex
provincia sovietica della Georgia e la Russia nel Caucaso in Eurasia è un
buon esempio.
Cosa c'è dietro questo conflitto che
scoppiato venerdì scorso, all'inizio dei giochi olimpici di Pechino?
Inizialmente e soprattutto, occorre conservare allo spirito che il vero e
primo aggressore in questo conflitto è il governo bellicoso della Georgia,
diretto da un uomo politico impulsivo dal nome di Mikhail Saakashvili, che è
apertamente sostenuto dai governi degli Stati Uniti e di Israele. Di buon'ora
il giorno di venerdì, l'8 agosto, dei carri armati e della fanteria
georgiani, assistiti da consulenti militari usamericani e Israeliani, hanno
lanciato un vasto attacco d'artiglieria e di razzi sulla capitale
dell'Ossezia meridionale secessionista, Tskhinvali, provocando così
direttamente la Russia, che aveva soldati in questa provincia.
A prima vista, la maggior parte della
gente potrebbe facilmente arrivare alla conclusione che Saakashvili è
completamente pazzo ad aver dichiarato guerra alla sua vicina Russia, un
paese oltre 50 volte più grande della Georgia, allo scopo di rioccupare la
provincia russofona dell'Ossezia meridionale, indipendente de facto dal 1992.
La sola spiegazione logica sembra essere che il presidente georgiano credeva,
o aveva una certa forma d'assicurazione, che l'amministrazione Bush-Cheney
sarebbe stata al suo fianco militarmente. Con lui. Ha realmente creduto che
l'amministrazione Bush-Cheney, già profondamente impegnata in due conflitti
militari in Iraq ed in Afganistan, andasse rischiare una guerra mondiale per
salvare un oleodotto ed una colonia recentemente acquisita in questa lontana
parte del mondo? Questa sembra essere un'altra idea folle.
È un fatto poco conosciuto: gli USA e
Israele hanno trascinato ed armato l'esercito georgiano dal 2002. Questa
situazione equivale a un rischio di riapertura della guerra fredda con la
Russia. Lei ha ugualmente seminato il grano di un conflitto molto più
importante in questa parte del mondo incoraggiando la Georgia a lanciarsi in
manovre militari. La piccola Georgia (4,5 milioni di abitanti) ha ancora 2000
soldati in Iraq, che gli USA stanno ora trasportando rapidamente verso la
Georgia. Ciò spiega fino a che punto l'amministrazione Bush-Cheney ed i suoi
sostituti israeliani sono pronti ad andare per sfidare la Russia. Ed ora,
l'orso russo reagisce. È dell'acrobazia politica molto elevata.
Nel corso dell'estate 1914, un errore
di calcolo simile si realizzo ad accendere la prima guerra mondiale. Questo
conflitto che era cominciato da una sola morte (l'assassinio dell'arciduca
Franz Ferdinand il 28 giugno 1914) era arrivato, alla fine, a 40 milioni di
morti. La catastrofe fu il risultato di una reazione a catena di
dichiarazioni di guerra da parte dei diversi paesi implicati negli affari di
altri paesi. Ciò resta un esempio nel modo in cui conflitti regionali
relativamente secondari possono degenerare in conflagrazioni quando teste
bruciate sono ai comandi.
Il battibecco tra la Georgia e la
Russia rappresenta una buona occasione per il segretario generale delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon, di dare prova di leadership e non lasciare le
cose degenerare. In effetti, c'è sempre una possibilità che un politico dopo
l'altro proverà a non perdere la faccia lasciandosi scavalcare. Ad esempio,
il segretario generale delle Nazioni Unite dovrebbe ottenere dal Consiglio di
sicurezza il mandato di recarsi immediatamente nelle due capitali
direttamente implicate, e dovrebbe tentare di negoziare immediatamente una
cessazione delle ostilità che salverebbe la faccia di tutti. Dovrebbe
persuadere i dirigenti russi a non reagire in modo eccessivo alle
provocazioni del presidente georgiano. Per quanto riguarda quest'ultimo, ha
dimostrato che non è degno di occupare le sue funzioni.
Il tempo è essenziale in tali
circostanze, poiché ci sono sempre interessi che potrebbero approfittare di
un aggravamento della situazione.
Da un lato, il presunto candidato
presidenziale repubblicano John McCain, che non ha mai incontrato una guerra
che non gradiva, ha già tentato di attizzare il fuoco del conflitto chiamando
i 26 paesi della NATO ad implicarsi in ciò che è principalmente un conflitto
etnico. Dando seguito alla sua campagna John McCain ha dichiarato: “Dobbiamo
immediatamente convocare una riunione del Consiglio del Nord Atlantico per
valutare la sicurezza della Georgia ed esaminare le misure che la NATO può
adottare per contribuire a stabilizzare questa situazione molto pericolosa.„
Il candidato repubblicano tenta in
modo incredibile di approfittare politicamente di questa crisi lontana
facendo balenare la prospettiva spaventosa di un piccolo conflitto regionale
trasformato in guerra mondiale. Ciò potrebbe avere qualcosa a vedere con il
fatto che il principale consigliare in politica estera del Sig. McCain (Randy
Scheunemann) è un vecchio lobbyista per il governo della Georgia ed un
vecchio lobbyista neoconservatore a favore dell'invasione militare in Iraq da
parte degli USA. Ciò sembra costituire un conflitto di interessi diretto ed
una ragione sufficiente per il Sig. McCain di astenersi da gettare olio sul
fuoco.
Lo ho già scritto, e quest'incidente
lo conferma: quest'uomo (McCain) sembra non essere adatto a prendere la testa
di un paese molto armato.
Articolo originale
14/04/09
Articolo Tradotto per
www.risorsetiche.it da DAMIR
Autore: Rodrigue Tremblay
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[Stati Uniti
d'America]
1.
2.
7.
Perché semplicemente non abolire la NATO?
DEL PROF. RODRIGUE TREMBLAY
Tradotto da Manuela Vittorelli
[L'obiettivo della NATO è] "tenere i russi fuori, gli americani
dentro, i tedeschi sotto".
Lord Ismay, primo segretario generale
della NATO
"Dovremmo immediatamente convocare una seduta del Consiglio Nord
Atlantico per accertare la sicurezza della Georgia e rivedere le misure che
la NATO può prendere per stabilizzare questa situazione pericolosissima".
Sen. John McCain (8 agosto 2008)
"Se avessimo lavorato in maniera preventiva con la Russia, con la
Georgia, facendo sì che la NATO avesse il genere di abilità, presenza e
impegno adatti, forse saremmo riusciti a evitare tutto questo" [l'invasione dell'Ossezia del Sud e
la successiva reazione russa].
Tom Daschle, ex leader di maggioranza
al senato e consigliere del senatore Barack Obama (17 agosto 2008)
"Tra tutti i
nemici delle libertà pubbliche la guerra è forse il più temibile perché
comprende e sviluppa i germi di tutti gli altri".
James Madison (1751-1836), quarto presidente americano
L'Organizzazione del
Trattato Nord Atlantico (NATO) è una reliquia della Guerra Fredda. Fu
costituita il 4 aprile del 1949 come alleanza difensiva dei paesi dell'Europa
Occidentale con il Canada e gli Stati Uniti per proteggere quei paesi dagli
sconfinamenti dell'Unione Sovietica.
Dal 1991, però, l'impero sovietico
con esiste più e la Russia ha cooperato economicamente con i paesi
dell'Europa Occidentale fornendo loro gas, petrolio e tutti i tipi di materie
prime. Ciò ha accresciuto l'interdipendenza economica europea e ha dunque
ridotto la necessità di una simile alleanza militare difensiva al di sopra e
al di là dei sistemi militari di auto-difesa dei singoli paesi europei.
Ma il governo degli Stati Uniti non
la vede così. Preferirebbe conservare il proprio ruolo di sussiegoso
protettore dell'Europa e di unica superpotenza del mondo. In questo senso la
NATO è uno strumento che si adatta bene allo scopo. Ma forse il mondo
dovrebbe preoccuparsi di chi se ne va in giro per il pianeta con una tanica
di petrolio in una mano e una scatola di fiammiferi nell'altra, fingendo di
vendere assicurazioni contro gli incendi.
Ora come ora, è un dato di fatto che
il governo e la nomenklatura degli affari esteri degli Stati Uniti vedono la
NATO come un importante strumento di intervento della politica estera
americana nel mondo. Dato che di fatto molti politici americani non
appoggiano più le Nazioni Unite come organo internazionale supremo dedicato
al mantenimento della pace nel mondo, una NATO controllata dagli Stati Uniti
è ai loro occhi un sostituto più attraente dell'ONU per fornire una copertura
legale alle offensive militari altrimenti illegali da loro intraprese in
tutto il mondo. Preferiscono controllare completamente un'organizzazione come
la NATO, anche se è diventata un'istituzione ridondante, piuttosto che dover
scendere a compromessi alle Nazioni Unite, dove gli Stati Uniti dispongono
comunque di uno dei cinque veti al Consiglio di Sicurezza.
È questa la ferrea logica che sta dietro
ai propositi di riorganizzazione, riorientamento e allargamento della NATO
per trasformarla in uno strumento flessibile della politica estera americana.
Ed è un'altra dimostrazione del fatto che le istituzioni ridondanti vivono di
vita propria. E infatti quando lo scopo per il quale sono state inizialmente
create non esiste più si inventano nuovi scopi per farle andare avanti.
Per quanto riguarda la NATO, il piano è quello di
ingrandirla e trasformarla in un'alleanza politico-militare imperiale e offensiva
contro il resto del mondo dominata dagli Stati Uniti. Secondo questo piano,
la NATO si espanderebbe nell'Europa centro-orientale a includere non solo gli
ex-membri del Patto di Varsavia (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia,
Bulgaria, Romania, Albania e Ungheria) e molte delle ex-repubbliche
sovietiche (Estonia, Lituania, Lettonia, Georgia e Ucraina), ma anche in Asia
a includere il Giappone, l'Australia, la Nuova Zelanda, la Corea del Sud e
forse anche in Medio Oriente per ammettere Israele. Oggi la NATO, che
all'inizio contava 12 membri, è passata a 26 membri. In futuro, se gli Stati
Uniti raggiungeranno il loro obiettivo, potrebbe arrivare a 40 membri.
Negli Stati Uniti sia i Repubblicani
che i Democratici vedono la trasformazione della vecchia NATO in questa nuova
alleanza militare offensiva come una buona idea (neocon) per promuovere nel
mondo gli interessi americani e quelli dei loro stretti alleati come Israele.
È un'idea promossa attivamente non solo dall'amministrazione neocon
Bush-Cheney, ma anche dai consiglieri neo-conservatori di entrambi i
candidati alle presidenziali americane del 2008, John McCain e il senatore
Barack Obama. Infatti entrambi i candidati sostengono con entusiasmo
l'interventismo militare, e questo essenzialmente perché i loro consiglieri
vengono dallo stesso ambiente neo-conservatore.
Per esempio, la precipitazione con
cui i Bush-Cheney hanno imprudentemente promesso l'ingresso nella NATO
all'ex-repubblica sovietica della Georgia e le hanno fornito appoggio e
rifornimenti militari è un buon esempio di come viene vista la NATO a
Washington da entrambi i maggiori partiti politici americani. Da una parte,
il candidato presidenziale repubblicano John McCain progetta un nuovo ordine
mondiale costruito attorno a una "Lega delle Democrazie" di
ispirazione neo-conservatrice che sostituirebbe di fatto le Nazioni Unite e
attraverso la quale gli Stati Uniti dominerebbero il mondo. Dall'altra, la
posizione del senatore Barack Obama non è poi così diversa dalle proposte del
senatore McCain in fatto di politica estera. Infatti il senatore Obama
promuove l'impiego della forza militare degli Stati Uniti e degli interventi
militari multilaterali nelle crisi regionali a "scopi umanitari",
anche se significa aggirare le Nazioni Unite. Dunque, se mai dovesse andare
al potere, possiamo tranquillamente scommettere che il senatore Obama non
avrebbe alcuno scrupolo ad adottare la visione del mondo del senatore McCain.
Per esempio, entrambi i candidati probabilmente appoggerebbero l'eliminazione
della clausola "no first strike" dalla convenzione della NATO. Si
può stare certi che con l'uno o l'altro alla Casa Bianca il mondo sarebbe
meno basato sul diritto e meno sicuro, e certo non migliore di come è stato
sotto la sfrenata amministrazione Bush-Cheney.
È tuttavia difficile capire come
questo nuovo ruolo offensivo della NATO possa essere negli interessi dei
paesi europei o del Canada. L'Europa Occidentale in particolare ha tutto da
temere da un ritorno alla Guerra Fredda con la Russia e forse con la Cina. La
trasformazione della NATO da organizzazione militare difensiva nord-atlantica
a organizzazione militare offensiva guidata dagli Stati Uniti avrà profonde
conseguenze geopolitiche internazionali in tutto il mondo, ma soprattutto in
Europa. L'Europa ha una forte attrazione economica per la Russia. Dunque
perché imbarcarsi nella politica aggressiva dell'amministrazione Bush-Cheney,
basata sull'accerchiamento militare della Russia attraverso l'espansione
della NATO fino ai confini russi e l'installazione di uno scudo anti-missile
proprio lì accanto? Non sarebbe meglio per l'Europa sviluppare relazioni
politiche ed economiche armoniose con la Russia? Perché preparare la prossima
guerra?
Per quanto riguarda il Canada, sotto
il governo minoritario del neocon Harper il paese è diventato di fatto una
colonia americana in materia di politica estera, e questo senza che si sia
svolto alcun dibattito o referendum. L'ultima cosa di cui il Canada ha
bisogno è proseguire su quella strada minata.
In conclusione, parrebbe che l'idea
umanistica che vede la pace, il libero scambio e il diritto internazionale
alle basi dell'ordine mondiale venga messa da parte a favore di un ritorno
alla grande politica della forza e alla diplomazia delle cannoniere. Così si
torna indietro di cent'anni.
È una vergogna.
_________________________________
Originale da:
Articolo
originale pubblicato il 20 agosto 2008
Rodrigue Tremblay vive a Montreal, può essere
contattato all'indirizzo mail rodrigue.tremblay@yahoo.com. E' autore del
libro 'The New American Empire' (Il Nuovo
Impero Americano).
Visitate il suo blog
thenewamericanempire.com/blog.
6.
07 Febbraio 2008
E’ ARRIVATA LA STAGFLAZIONE
DI RODRIGUE TREMBLAY
Global Research
La guerra: in
fondo, cosa ci guadagna la gente? Mah, vedove, tasse, gambe di legno e
debiti.
Samuel B. Pettengill
"Eserciti,
debiti e tasse sono gli strumenti conosciuti per ricondurre i molti sotto il
dominio dei pochi.”
James Madison, Quarto Presidente degli U.S.A. (20
aprile 1795)
La scorsa
estate, ho constatato l'esistenza di una "crisi di solvibilità"
sottostante la continua pressione dovuta all'indisponibilità di liquidità nei
mutui subprime. Le banche centrali sono in grado di alleviare una "crisi
di liquidità", ma non di risolvere una crisi di solvibilità.
Sempre l’anno scorso, prima degli eventi che si sono
verificati, ho avvertito del fatto che gli U.S.A. si stavano dirigendo verso
la stagflazione.
Ciò era dovuto a tre fattori fondamentali.
Primo, i deficit fiscali strutturali del bilancio
federale in un periodo di prosperità, risultanti dalla continua spesa in
disavanzo della amministrazione Bush-Cheney in relazione alle guerre in Iraq
e Afghanistan e ai sostanziosi sgravi fiscali;
Secondo, l’eccesso di indebitamento dell’economia
statunitense nel suo complesso associato ad un saggio di risparmio
complessivo vicino allo zero (nel 1981, era del 12%) e, di conseguenza, il
rapido aumento del debito estero degli U.S.A.; e,
Terzo, il crollo del dollaro U.S.A. necessario
all'inversione e correzione della bilancia dei pagamenti americana in
deterioramento. Il secondo fattore annunciava la diminuzione dei consumi
privati nei mesi seguenti, mentre il terzo fattore avrebbe attizzato il fuoco
dell’inflazione generale. E con deficit del bilancio pubblico già alti, ci
sarebbe stato un minor margine per attuare una politica fiscale aggressiva a
sostegno dell’attività economica. Tutto era quindi pronto per un periodo di
stagflazione, ovvero crescita lenta e inflazione in aumento.
Ora la stagflazione è arrivata. — La crescita economica
sta rallentando, i numeri della massa monetaria M3, come misura della
liquidità complessiva nell’economia, sono nell’intervallo delle due cifre, la
curva dei rendimenti si è invertita diventando negativa (tassi a breve
termine superiori ai tassi a termine più lungo) e il dollaro statunitense è
diventato una delle valute più deboli del mondo. Tutto ciò mentre il doppio
deficit americano (deficit della bilancia commerciale e disavanzo del
bilancio pubblico federale) è a livelli da record. — Come ho fatto presente
l’anno scorso, "Una valuta più debole si traduce in maggiore inflazione
importata e rende più difficile mantenere bassi i tassi di interesse"
anche se, a tempo debito, essa migliorerà la bilancia commerciale. Ciò
significa che ora, a tutti gli effetti, anche la politica monetaria è
gravemente limitata in ciò che è in grado di realizzare. Per tutto il 2007,
l'inflazione ha toccato il 4,1%, ovvero due terzi in più che nel 2006 quando
l'inflazione fu registrata al 2,5%. Inoltre, l'aumento improvviso dei prezzi
all'ingrosso annuncia una inflazione persino maggiore nei prossimi mesi.
Con l'inflazione in aumento e i tassi di interesse
reali già in territorio negativo, un impulso monetario aggressivo
probabilmente si rivelerebbe controproducente perché tassi di interesse
troppo bassi incoraggerebbero fughe di capitali, e farebbero diminuire
ulteriormente il dollaro con il conseguente aumento dell'inflazione
importata. Oltre a ciò, si deve ricordare che le modifiche nelle politiche
monetarie impiegano da nove a dodici mesi per incidere sull'economia reale.
Si deve anche tenere a mente che gli Stati Uniti operano sempre più in un
ambiente internazionale e sono sempre meno in grado di influenzare l'economia
domestica manipolando un'unica variabile quale è il tasso di interesse.
Naturalmente la Federal Reserve aver potuto rivestire
un migliore ruolo di regolamentazione preventiva se fosse intervenuta nel
2003-04 a governare in quelle insane pratiche creditizie che hanno portato
alla batosta dei subprime. Ma ora il latte è versato, e nulla può cancellare
il danno che tale mancanza di supervisione ha causato al settore
dell'edilizia abitativa e ad altri segmenti dell'economia.
Dopo sette anni di stravizi continui, di assunzione di
prestiti e costruzione del debito, il governo federale statunitense è in una
situazione spinosa anche dal punto di vista fiscale e troverà difficile
reagire in maniera efficace al rallentamento dell'economia. Di certo, nel
corso degli ultimi sette anni, l'amministrazione Bush-Cheney ha gestito
disavanzi pubblici di 461,29 miliardi di dollari in media all'anno, per una
somma totale di 3.229 miliardi di dollari di deficit in bilancio.
Ciò rende più difficile imbarcarsi in una nuova fase di
spesa in disavanzo per stimolare l'economia. Per prima cosa, le modifiche
della politica fiscale presentano un orizzonte temporale ancor superiore
prima di incidere sull'economia reale. Secondariamente, il rallentamento e la
recessione in arrivo peggioreranno un disavanzo pubblico federale già alto,
mentre le entrate governative stanno diminuendo con l'aumento della
disoccupazione e la contrazione nella crescita del reddito. Sul versante
della spesa, la guerra in Iraq, in particolare, è un buco nero che sottrae
oltre 100 miliardi di dollari all'anno, senza che se ne veda la fine. Anche i
prezzi del petrolio sono molto elevati, in parte a causa della grande domanda
mondiale, in parte a causa dell'instabilità geopolitica, e in parte a causa
dell'indebolimento del dollaro.
Dopo sette anni di pazzia in politica estera e di
costruzione dell'impero su una montagna di debiti, di pubblici stravizi ed
erosione privata, la crisi finanziaria e la resa dei conti creditizia, il
dollaro a precipizio, ed l'elevato prezzo del petrolio contribuiranno al rallentamento
economico nel 2008, che probabilmente durante la prima metà dell'anno si
trasformerà in recessione, sempre che ciò non sia già avvenuto fin dallo
scorso dicembre. La contrazione nei mercati borsistici mondiali durante
quest'ultimo mese è un'altra chiara indicazione del fatto che qualcosa non
funziona non solo nell'economia statunitense ma anche in quella mondiale.
Tutto ciò sembrerebbe rappresentare una pessima notizia
per i Repubblicani di George W. Bush, proprio come fu una cattiva notizia per
l'amministrazione del Democratico Carter alla fine degli anni Settanta. Di
certo, secondo l'Ufficio Nazionale della Ricerca Economica (National Bureau
of Economic Research), nel corso dell'ultimo secolo è accaduto quattro volte
che l'economia statunitense fosse in recessione all'inizio dell'anno delle
elezioni presidenziali. Ogni volta — nel 1920, 1932, 1960 e 1980 — il partito
del presidente in carica ha perso le elezioni.
____________________________________________
Rodrigue Tremblay è professore emerito di economia
all’Università di Montreal e può essere contattato all’indirizzo rodrigue.tremblay@yahoo.com
è autore del libro 'The New American Empire' (‘Il nuovo
impero americano’)
Visita il suo blog all’indirizzo: www.thenewamericanempire.com/blog.
Sito internet dell’autore:
Da ' un'occhiata al libro del Dott. Tremblay in
prossima uscita "The Code for Global Ethics" (‘Il codice per
l’etica globale’) all’indirizzo: www.thecodeforglobalethics.com
Fonte: www.globalresearch.ca
Link:
31.02.08
5.
DECADENZA, SPRECO, CORRUZIONE NEL NUOVO IMPERO AMERICANO (Parte I)
DEL PROF. RODRIGUE TREMBLAY
"Un impero è
sempre coercitivo e autoritario: è come un coperchio tenuto premuto su una
pentola che bolle. Ad un certo punto la pressione interna è troppo forte, il
coperchio esplode via e avviene una sorta di eruzione vulcanica".
Umberto Eco, medievalista italiano
"Un impero è
dispotismo, e un imperatore è un despota, che non è trattenuto da alcuna
legge o limitazione che non sia la sua volontà; è l'estensione della tirannia
oltre la monarchia assoluta".
John Adams (1735-1826), secondo presidente americano
"Il deterioramento
di ogni governo inizia con il declino dei principi su cui è fondato".
Montesquieu (1689-1755), Charles Louis de Secondat,
Barone di Montesquieu
Un sicuro
segno della decadenza di un impero si ha quando il denaro duramente
guadagnato sembra perdere ogni significato e viene sprecato a destra e a
manca. Ci sono indizi che ciò è quanto sta accadendo oggi negli Stati Uniti.
Vi è una danza di miliardi che sfida ogni immaginazione e che nessuno sembra
capire.
Primo caso:
Nel 2006 la banca di investimenti e compagnia di
assicurazioni Goldman Sachs ha pagato l'esorbitante somma di 16.5 miliardi di
dollari in bonus di fine anno per i suoi dirigenti e impiegati. Una tale
quantità di denaro se dovesse essere trasportata in scatole contenenti banconote
da 100 dollari richiederebbe circa 50 container da 10 tonnellate.
Da questa somma è venuto fuori un regalo di Natale di
625000 dollari per ciascun uomo o donna di tale organizzazione, il cui
maggior lavoro consiste nello spostare fogli di carta. Lo scorso anno la
società pagò i suoi due co-presidenti 54 milioni di dollari l'uno in
stipendi, bonus e benefit. Pensate ci sia un legame tra gli esorbitanti
profitti privati e il potere politico? Beh, potreste chiedervi perchè Bush
abbia nominato un ex presidente e amministratore delegato della Goldman Sachs
come Segretario del Tesoro e abbia scelto un avvocato proveniente dalla
Goldman Sachs come capo del suo staff.
Il secondo caso in cui il denaro scorre liberamente è
il Pentagono. Il budget militare del governo degli Stati Uniti per il 2007
ammonta all'enorme somma di 623 miliardi di dollari. Vuol dire più di 2000
dollari per ciascun uomo, donna o bambino in America. Come ha fatto notare il
Rapporto della Commissione sull' 11 Settembre, "Il Dipartimento della Difesa è un colosso... Con un budget
annuale superiore al PIL della Russia, è un impero".
Il vero Nuovo Impero Americano è il Dipartimento della
Difesa USA. Il suo budget annuale rappresenta più del 50% delle spese
militari di tutti gli altri 191 paesi al mondo messi assieme. E' un impero
che allunga i suoi tentacoli in 135 paesi, con truppe in ognuno di essi, e
che ha dispiegato l'incredibile numero di 737 basi militari in questi paesi
stranieri. Questò è veramente un impero fuori controllo che è diventato una
sempre maggiore minaccia per il mondo.
Ottenere contratti per la difesa è un modo sicuro per
diventare rapidamente ricchi. Per esempio, un rapporto dell'Ispettore
Generale per la Ricostruzione Irachena ha concluso che la più alta
proporzione di costi operativi consisteva nei contratti, per gli stabilimenti
petroliferi, con la KBR Inc. , la sussidiaria della Hulliburton ed ex azienda
del Vice Presidente Cheney. Per quel che riguarda i legami tra contratti per
la difesa e potere politico, potreste chiedervi perchè Bush abbia nominato
sottosegretario per la Marina il presidente di una delle maggiori aziende
fornitrici di armi.
Con così tanto denaro in circolo, non c'è da stupirsi
che un comitato del Congresso, l' House Oversight and Government Reform
Committee [Comitato del Congresso per il Controllo e la Riforma del Governo
n.d.t.], abbia recentemente scoperto che l'equivalente di circa 36 container
da 10 tonnellate di biglietti da 100 dollari appena stampati sia sparito in
Iraq (363 tonnellate di contante per un valore di circa 12 miliardi di
dollari in base alle ultime stime), senza lasciare traccia. Sono nelle tasche
di qualcuno, ma il Congresso ancora non sa nelle tasche di chi e non è in
grado di seguire il tortuoso tracciato della frode, degli sprechi, degli
abusi e della corruzione che avvengono nella guerra in Iraq.
E' ragionevole pensare che parte di questo denaro sia
servito per comprare le famose elezioni irachene del 15 Dicembre 2005
raccontate dal regime Bush-Cheney come un modello di democrazia per il
medioriente. Se i 12 miliardi di cui non si ha traccia fossero stati divisi
equamente tra 12 milioni di elettori iracheni, ciascuno di questi abitanti di
un paese impoverito avrebbe ricevuto 1000 dollari in biglietti da 100 appena
coniati. Dobbiamo ricordare che le elezioni del 15 Dicembre 2005 hanno
consegnato il potere, sino al 2009, ad una coalizione di fanatici
fondamentalisti e partiti teocratici sciiti appoggiati dall'Iran, e guidati
dal Supreme Council for the Islamic Revolution in Iraq (SCIRI) [Consiglio
Supremo per la Rivoluzione Islamica in Iraq n.d.t].
Naturalmente il primo e maggiore costo della Guerra in
Iraq è un costo umano e la distruzione di un paese da parte di immorali
invasori stranieri. Ma la corruzione in denaro viene per seconda.
In tempo di pace la corruzione è una costante minaccia
alla democrazia. In tempo di guerra, se non vengono intrapresi speciali
passi, diventa endemica.
E sotto il regime Bush-Cheney non sono stati intrapresi
tali passi per evitare la corruzione. Al contrario sembrerebbe che tale
corruzione fosse benvenuta, possibilmente sapendo, o sperando, che parte del
denaro che vi gira avrebbe ritrovato la strada per tornare nel sistema
politico.
Questo è il motivo per cui la corruzione finanziaria
pone una minaccia mortale alla democrazia americana. Benjamin Franklin
(1706-1790), per dirne uno, temeva che la Costituzione USA sarebbe un giorno "caduta... a causa della corruzione
della gente, in un senso generale". Da parte sua, il Presidente
Abraham Lincoln (1809-1865) pensava che la corruzione tra le alte cariche
sarebbe seguita "appena il denaro
si sarà accumulato in poche mani e la Repubblica verrà distrutta".
La domanda a cui si deve ancora rispondere è se la
democrazia americana possa essere salvata dalla corruzione ambientale o se
sia già troppo tardi. Di fatto gli Stati Uniti sono già caduti in un abisso
di corruzione così profondo che non li si può salvare?
Rodrigue Tremblay vive
a Montreal, può essere contattato all'indirizzo mail rodrigue.tremblay@yahoo.com.
E' autore del libro 'The New American Empire' (Il Nuovo Impero Americano).
Visitate
il suo blog thenewamericanempire.com/blog.
Titolo
originale: 'Decadence, Waste, Corruption in the New American Empire -
America's "dance of the billions"'
Fonte: http://onlinejournal.com/
Link (Parte I): onlinejournal.com/artman/publish/article_1813.shtml
04.03.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di
ALCENERO
4.
DECADENZA, SPRECO, CORRUZIONE NEL NUOVO IMPERO AMERICANO (Parte II)
DEL PROF. RODRIGUE TREMBLAY
“L’abuso
della compravendita di voti iniziò a prendere piede e il denaro inizio ad
avere un importante ruolo nel determinare l'esito delle elezioni. Successivamente
questo processo di corruzione si diffuse nelle corti di giustizia. E poi
all'esercito, e infine la Repubblica fu sottomessa al governo di imperatori.”—Plutarco (c.
46 A.D.-127 A.D.)
“Uno
squilibrio tra i ricchi e poveri è la più antica è la più fatale malattia per
qualunque Repubblica.”—Plutarco (c. 46 A.D.-127 A.D.)
“Non dovrebbe
sorprendere che quando i ricchi ottengono il controllo del governo, fanno
passare leggi che sono favorevoli a loro stessi. La sorpresa è che coloro che
non sono ricchi votino per tali persone, anche se dovrebbero sapere
dall'amara esperienza che i ricchi continueranno a derubare il resto di noi.
Forse il motivo è che i ricchi sono molto abili nel nascondere ciò che
fanno.” --Andrew Greeley
La corruzione
e la bancarotta morale assumono molte forme. Esse sono solitamente il
risultato finale di un'insaziabile desiderio di denaro, potere e privilegio,
al di là di ogni decenza. E il denaro in politica è il fulcro di quasi tutte
le forme di corruzione.
Negli Stati Uniti, per esempio, il grande capitale è
così centrale per la politica e per il funzionamento dei partiti politici che
chiunque sia candidato ad alti incarichi, anche se personalmente già
milionario, è obbligato a corteggiare coloro che possiedono grandi quantità
di soldi. Molti buoni candidati si rifiutano perciò di intraprendere, o
abbandonano presto, le campagne presidenziali, perché non vogliono
sottomettersi a questo genere di prostituzione.Come conseguenza degli accordi
che devono essere fatti per raccogliere le grandi quantità di moneta
necessarie ad avere successo, è difficile per qualunque amministrazione non
rimanere invischiata in una rete di scandali. Infatti, le grosse somme di
denaro sono la chiave per avere influenza a Washington, e i soldi usati per
corrompere i politici portano infine ad avidità e scandali. E successo
all'amministrazione Nixon (scandalo Watergate), all'amministrazione Carter
(scandalo Lance), all'amministrazione Reagan (scandalo Iran-Contra),
all'amministrazione di George H. W. Bush (scandalo Iraqgate) e ora
all'amministrazione di George W. Bush.
C'è stato lo scandalo Enron, lo scandalo Abramoff, e lo
scandalo Tom DeLay. Subito dopo lo scandalo Enron, per esempio, fu reso
pubblico il fatto che la Enron aveva speso un totale di $ 5,8 milioni per
finanziare le elezioni federali americane, su di un periodo di 12 anni, con
il 73% del denaro che andava ai repubblicani. 71 senatori su 100 e 188 membri
del congresso su 435 beneficiarono della generosità dell'azienda. Lo stesso
presidente George W. Bush, un infaticabile oppositore di qualunque riforma
dei finanziamenti per le campagne elettorali, ricevette $ 826.000 da questa
sola azienda del Texas in un periodo di otto anni da che si candidò per la
prima volta come governatore di quello Stato. Tutto ciò sembra essere parte
di una pervasiva cultura della corruzione.
La rivelazione che il super lobbysta Jack Abramoff
offrì $ 100.000 per incontrare il presidente George W. Bush e il capo
consigliere Karl Rove per spingere verso leggi di suo piacimento è
un'indicazione di come le cose possano rapidamente degenerare, pure nella
democrazia più solida. Il super lobbysta Abramoff è stato uno dei principali
finanziatori di George W. Bush, e ciò lo ha reso ad honorem un “pioniere” di
Bush. E, in modo tipicamente americano, sia Abramoff che DeLay dicevano che
Dio era in qualche modo dietro le loro azioni. Da una parte Abramoff confessò
: “Io credo che le risorse che arrivano nelle mie mani siano dovute al fatto
che è Dio a metterle lì”. E nelle parole di DeLay, “Io credo fermamente di
essere innocente dalle accuse che mi vengono rivolte. Crediamo che sia Dio a
controllare le cose, infatti Egli fa in modo che tutto vada bene per coloro
che lo amano”. Questa è un'indicazione che per alcuni, di fatto si mischiano
la corruzione politica e quella religiosa.
Infatti ciò che il denaro compra a Washington, è
l'accesso a quelle posizioni di potere, la diretta influenza nel concepimento
delle politiche pubbliche e l'assegnazione preferenziale di posti di lavoro e
succosi contratti. La corruzione degli impiegati pubblici e del Congresso da
parte di lobbysti è ciò che ne segue. La corruzione politica diventa
rapidamente un circolo vizioso: i corruttori scelgono i politici che vogliono
vedere in carica gettando tonnellate di denaro nelle loro campagne
elettorali, mentre i politici così selezionati sono ansiosi di ripagare i
loro benefattori aprendo loro incarichi influenti e servendoli con
remunerativi contratti. E così via. In particolare, perché pensate che tutti
i maggiori candidati presidenziali democratici di quest'anno non siano contro
un attacco non provocato dell'America all'Iran? E' perché i benefattori del
grande capitale che stanno corteggiando sono tutti pesantemente filo
israeliani. Sono coloro che pagano a fare la politica. Questa potrebbe essere
la principale ragione del fatto che il 60% degli americani non si preoccupa
di andare a votare il giorno delle elezioni. Essi non sono apatici; sanno
solo che la plutocrazia non è democrazia e che non c'è una sola speranza che
il sistema si riformi da solo. La plutocrazia è il governo dei ricchi, per i
ricchi e nominato dai ricchi. Ciò è qualcosa di ben diverso dalla visione di
Lincoln della democrazia come governo “ della gente, per la gente e nominato
dalla gente”.
Quando Paul Wolfowitz, il principale architetto della
guerra contro l'Iraq, è andato dal Dipartimento della Difesa Usa a dirigere
la Banca Mondiale, il mondo ha avuto una vivida dimostrazione di quanto possa
essere corrotto il sistema politico americano. Wolfowitz non aveva alcuna
formazione (scienza politica) o esperienza nella finanza, ma è stato
nondimeno nominato presidente dell'importante Banca Mondiale solo per i
servizi che aveva reso.
Un altro esempio è quello del curioso spettacolo offerto
da Dick Cheney, membro dell’ American Enterprise Institute ed ex
amministratore delegato della Halliburton Energy Services, che, nel 2001, si
scelse da solo come vice presidente di George W. Bush (egli era il comitato
per la ricerca di un vicepresidente di Bush) e, come direttore della squadra
di transizione del presidente eletto, si trovò nella posizione per nominare
gran parte degli alti funzionari della nuova amministrazione Bush. Come
poteva fare ciò, ci si potrebbe legittimamente chiedere? Inoltre, perché
George W. Bush, il 25 marzo del 2003, firmò l' ordine esecutivo 13292 che
dava a Cheney il potere di declassificare l'intelligence e garantiva la
maggiore espansione dei poteri del vice presidente nella storia Usa? Perché
Dick Cheney ha finito con l'avere così tanto potere all'interno
dell'amministrazione che persino George W. Bush una volta scherzò sul
‘presidente Cheney’? a quanto ci risulta nessun scienziato politico ha
trovato risposte a queste domande.
Un'altra forma di corruzione in America può derivare da
questo primo tipo. Essa proviene dal fatto che mentre i super ricchi si
ingozzano con costosissimi contratti militari e tagli alle tasse, i più
poveri tra gli americani stanno diventando relativamente sempre più poveri.
Infatti, l' ineguaglianza economica negli Usa è aumentata significativamente
tra il 1979 e il 2006: durante questo periodo, più di un quarto di secolo, i
salari, tenuta conto l'inflazione, sono aumentati del 34% per coloro che sono
al vertice, i salari di coloro che stanno in mezzo sono aumentati dell'11,5%
e i salari di coloro che stanno in fondo sono rimasti stagnanti, aumentando
di un misero 4% in 27 anni. I recenti rapporti hanno anche mostrato che la
percentuale degli americani poveri che vivono in situazioni di forte povertà
ha raggiunto il massimo in 32 anni e il divario tra coloro che hanno e coloro
che non hanno è continuato ad aumentare.
Per esempio nel 2005, 35 milioni di americani sono
andati avanti senza avere abbastanza da mangiare. A ciò è dovuto il fatto che
13 milioni di bambini americani, cioè il 17,8%, viveva in forte povertà. E
con l'incremento a due cifre ogni anno dei costi sanitari, qualcosa come 47
milioni di americani si trovano nella precaria situazione di non essere
coperti da alcuna assicurazione sanitaria, tutto ciò mentre il loro governo
sta sprecando miliardi e miliardi in tutto il mondo.
Ma forse la più insidiosa corruzione in una democrazia
avviene quando i funzionari eletti non sono sinceri con la gente e si
affidano a bugie e a propaganda piuttosto che alla verità nei loro discorsi
pubblici. Allora la fiducia e la speranza vengono distrutte, e con esse la
fibra morale della nazione.
Tale corruzione pubblica è spesso accompagnata da
quella che alimenta la corruzione politica, cioè la corruzione dei media.
Quando il governo e i media sono entrambi corrotti, ne conseguono tutte le
altre forme di corruzione. La sempre più incestuosa relazione che esiste tra
ampi segmenti dei media americani e il governo è la causa di ciò che avverrà
in futuro. Infatti, le macchine della propaganda sembrano aver sostituito il
genuino giornalismo investigativo in molte organizzazioni giornalistiche,
dove un esercito di “utili idioti” e urlanti scemi del villaggio si sentono
liberi di impegnarsi in campagne pubbliche di disinformazione ed evidenti
bugie.
Quando avviene ciò, il risultato è la confusione e il
disordine, ed è allora che vengono commessi i peggiori errori. Il periodo tra
il 2001 e il 2007 entrerà nella storia come il periodo in cui vennero
raccontate menzogne al popolo americano, sia dall'amministrazione Bush-Cheney
che dei maggiori media americani.
Ciò ha portato, infatti, ad una dimostrazione di
massiccia incompetenza e alla mostruosa corruzione morale e finanziaria
americana, che è stata vista in Iraq, dove la banda demolitrice
Bush-Cheney-Rumsfeld-Wolfowitz-Feith-Bremer si è data a un orgia di
distruzione che ha causato danni enormi e irreparabili, non solo all'Iraq,
alla sua economia e al suo popolo, ma anche agli Stati Uniti, agli americani
e al sistema internazionale di leggi e giustizia. L'enorme abuso di denaro,
la sospensione del diritto dell’ “Habeas Corpus” e l' affidarsi a tecniche di
tortura nell’ Iraq occupato (Abu Ghraib) sono solo la punta dell' iceberg di
ciò può essere uno dei più grandi scandali di corruzione nella storia
americana.
____________________________________________________________
Rodrigue Tremblay vive
a Montreal, può essere contattato all'indirizzo mail rodrigue.tremblay@yahoo.com.
E'
autore del libro 'The New American Empire
(Il Nuovo Impero Americano’.
Visitate
il suo blog thenewamericanempire.com/blog.
Titolo
originale: 'Decadence, Waste, Corruption in the New American Empire -
America's "dance of the billions"'
Link (Parte II):
http://onlinejournal.com/artman/publish/article_1837.shtml
12.03.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di
ALCENERO
3.
UN SISTEMA FINANZIARIO SOTTO ASSEDIO
Data:
30/11/2007
Argomento:
USA
DEL PROF.
RODRIGUE TREMBLAY
Global
Reseearch
"Se si includono questi
argomenti [i benefici promessi nella Previdenza Sociale, Assistenza Sanitaria
Nazionale, nella Gestione dei Veterani ed in altri programmi di assistenza],
si stima l'onere totale [del debito] al valore attuale del dollaro sia di
circa 53 trilioni di dollari. Messa diversamente, l'onere totale corrente
stimato è di quasi 175.000 dollari per ogni americano; ed ogni giorno
quell'onere diventa più grande."
David Walker, Revisore
Generale dei Conti degli Stati Uniti
"Le forze economiche che
guidano l'equilibrio globale di risparmio e investimento si sono sviluppate
nel decennio scorso, cosicché la ripidezza del recente declino nei rendimenti
di lunga durata del dollaro e nei tassi a lungo termine collegati, suggerisce
che possa essere in opera qualcosa di più ampio".
Alan
Greenspan, ex presidente FED, 20 luglio 2005
"Il buco nero dei subprime
sembra sempre più profondo, più scuro e spaventoso di quanto [le banche]
pensino. Hanno avuto ricadute su... circa il 40 % del cumulo della parte di
prestito speculativo e lì ci sono decisamente dei segni di disgelo".
Tony James, Presidente
e CEO del Blackstone Group LP
Il sistema
finanziario globale basato sul dollaro è in crisi e sta
minacciando la prosperità e la stabilità di molte economie.
Eccessi finanziari di ogni genere hanno insidiato la sua legittimità e la
sua efficienza. Il dollaro USA sta perdendo la sua predominanza come
principale valuta di riserva internazionale mentre molte banche sono travolte
dal subbuglio
della crisi dei crediti subprime.
Lo scenario generale è la bolla senza precedenti dei beni immobili che
c'è stata in tutto il mondo dal 1995 al 2005. Negli Stati Uniti, ad esempio,
i prezzi delle case occupate dai proprietari sono aumentati annualmente di
una media di circa il 9 %. Il valore di mercato del capitale delle case
occupate dal proprietario negli Stati Uniti è aumentato da un po' meno di 8
trilioni di dollari del 1995 ad un po' più di 18 trilioni nel 2005. Da allora
si sta contraendo, confermando il funzionamento del ciclo di 18 anni del
mercato immobiliare teorizzato da Kuznets, che va dal picco del 1987 al picco
del 2005.
Ciò che rende questo periodo particolarmente pericoloso è il fatto che è
in gioco anche il ciclo dei 54
anni di Kondratieff di inflazione-disinflazione-deflazione,
iniziato nel 1949 dopo che i prezzi si erano scongelati. L'inflazione
mondiale è poi salita per venti anni fino al 1980, seguita da un periodo di
disinflazione sotto la FED di Volcker. L'entrata della
Cina nella
World Trade Organization (WTO) l'11 dicembre 2001, con i suoi
lavoratori in abbondanza e stipendi bassi, ha liberato notevoli forze
deflazionistiche in tutto il mondo. Ciò a sua volta ha poi condotto ad
aspettative di un'inflazione più bassa che hanno aperto la strada alla FED di Greenspan per
tenere i tassi d'interesse ad un livello anormalmente basso.
Tassi di interesse persistentemente bassi ed aspettative di bassa
inflazione hanno portato ad una frenesia nei prestiti e ad un vasto aumento
nella valutazione del mercato, non solo dei beni immobili ma anche delle
azioni e delle obbligazioni. Le banche ed altri istituti di credito
ipotecario hanno approfittato dell'occasione per introdurre alcune
innovazioni finanziarie per finanziare l'esplosione del mercato ipotecario.
Queste innovazioni hanno provocato lo spaccamento del tradizionale
collegamento diretto fra mutuatario e prestatore e la riduzione del rischio
del prestatore normalmente associato ai prestiti ipotecari.
Quindi, con la connivenza delle agenzie di rating e del Sistema della
Federal Reserve, grandi banche hanno inventato nuovi prodotti finanziari
sotto vari nomi tipo "obbligazioni collateralizzate" (CBOs),
"obbligazioni di debito collateralizzate" (CDOs), anche chiamate "veicoli
di investimento strutturati" (SIVs), che hanno avuto le
caratteristiche di cambiale finanziaria a breve termine fluttuante. Nel
mercato delle ipoteche residenziali, ad esempio, i mediatori di ipoteche ed i
prestatori "al minuto" vendevano i loro prestiti ipotecari alle
banche, che a loro volta ne facevano un unico pacco e lo spezzettavano in
differenti classi di titoli garantiti da ipoteche (RMBS), che portavano
differenti livelli di rischio e di guadagno, prima di venderli agli
investitori.
Quindi questi nuovi strumenti finanziari erano il risultato finale di un
processo di "conversione dei beni in titoli" ed erano fette di
pacchetti di prestiti, non solo prestiti ipotecari ma anche debiti delle
carte di credito, prestiti per automobili, prestiti agli studenti ed altri
crediti esigibili a breve termine. Ogni fetta portava un differente onere di
rischio ed un differente rendimento. Con la benedizione delle agenzie di
rating, le banche sono andate persino un po' oltre ed hanno cominciato a
riunire le fette finanziarie più rischiose in pacchetti ancor più rischiosi
dividendoli ancora per venderli agli investitori in cerca di rendimenti
elevati.
Vendendo questi nuovi strumenti di debito agli investitori in cerca di
rendimenti sempre più elevati, compresi i fondi monetari protetti ed i fondi
pensione, le banche sono state doppiamente ricompensate. In primo luogo, per
i loro sforzi hanno riscosso meravigliosi diritti di gestione. Ma in secondo
luogo e di maggior importanza, hanno scaricato il rischio dei prestiti
all'ignaro compratore di tali titoli, perché nel caso di default dei prestiti
originali, la banca l'avrebbe fatta franca. Erano stati già pagati ed erano
stati liberati dal rischio di default e di preclusione sui prestiti
originali.
Il ruolo residuo delle banche era di raccogliere e distribuire interesse,
finchè i mutuatari avevano effettuato i loro pagamenti degli interessi. Ma se
i pagamenti si arrestavano, le perdite di capitale incontrate a causa del
declino nel valore di prestiti non performanti sarebbero invece state
sostenute dagli investitori dei CBO e CDO. Le stesse banche non avrebbero
sofferto perdite e sarebbero state libere di usare le loro basi di capitale
per impegnarsi in ulteriori vantaggiosi prestiti. Infatti, gli investitori
alla fine della catena divennero i reali prestatori di ipoteca (senza
raccogliere tutte le ricompense di tali rischiosi prestiti) e le banche
poterono riutilizzare il loro capitale per arricchirsi sempre più con le loro
operazioni di prestito. Questo era il periodo migliore per le banche e si
abbuffavano senza freno. Alcune di loro hanno pagato ai loro impiegati decine
di miliardi di dollari in indennità di
fine d'anno.
Quindi, ed è qui che la FED ed altre agenzie di controllo sono venute a
mancare, i prestatori di ipoteca di prima linea sono diventati sempre più
aggressivi nei loro prestiti, con la completa certezza che avrebbero potuto
scaricare proficuamente il rischio a valle. Ciò spiega l'espansione del
mercato di ipoteche "subprime" in cui il prestito è stato fatto
senza pagamenti in acconto, nessun pagamento d'interessi per un certo periodo
e niente domande riguardo reddito e solvibilità del mutuatario. Queste non
erano normali pratiche di prestito. Simili "schemi di Ponzi"
[Charles Ponzi all'inizio del XX secolo divenne celebre, e venne arrestato,
per investimenti fraudolenti ad alto profitto che presero il suo nome, ndt]
non potevano durare per sempre. E quando i prezzi delle case hanno iniziato a
calare, sono aumentati anche i pignoramenti, scuotendo così fino alle
fondamenta la nuova casa finanziaria di carte. Le banche divennero le
riluttanti proprietarie a valori molto ribassati di parte delle proprietà
pignorate.
Perchè allora tante banche sono in difficoltà finanziarie, se il rischio
del prestatore era stato trasferito agli ignari investitori? Essenzialmente,
perché quando è scoppiato il boom delle case, la giacenza delle banche di
"titoli con garanzia collaterale" invenduti era insolitamente alto.
Quando il pifferaio ha smesso di suonare e gli investitori hanno smesso di
comprare i rischiosi investimenti di recente creazione, il loro valore è
precipitato in una notte e le banche sono rimaste con perdite enormi che non
si sono ancora completamente riflesse nei loro bilanci finanziari. Quindi, le
banche che non hanno scaricato i loro stock di pacchetti ipotecari sono state
costrette ad accettare la proprietà di beni pignorati, a valori molto
ribassati. Con poco o nessun collaterale dietro i prestiti, le perdite per
crediti inesigibili sono diventate inevitabili.
Poiché nessuno sa per certo il valore di qualcosa che non è commerciato,
serviranno mesi prima che le banche vengano a capo del totale delle perdite
che hanno sofferto nei loro stock di "titoli basati su beni"
preconfezionati ed invenduti. È più di una normale "crisi di
liquidità" o di un "restringimento del credito " (che risulta
quando la banca presta a breve termine ed investe in beni di lunga durata non
liquidi); è più come una "crisi di
solvibilità" se la base di capitale delle banche è
sopraffatta dalla scoperta di enormi perdite finanziarie incontrate quando le
banche sono costrette a vendere beni ipotecati in un mercato immobiliare in
depressione.
E' questa confusione di operazioni bancarie e finanziarie che si sta
sviluppando davanti ai nostri occhi e che sta minacciando il sistema
finanziario americano ed internazionale. Ci sono quattro classi di perdenti.
In primo luogo, gli acquirenti di case che hanno comprato le proprietà a
prezzi inflazionati con poco o nessun acconto e che ora rischiano il
pignoramento. In secondo luogo, gli investitori che hanno comprato cambiali
finanziarie garantite con ipoteche non liquide e che sono in allarme per il
rischio di perdere una parte o tutti i loro investimenti. In terzo luogo, gli
azionisti delle banche che hanno tratto profitto finchè il sistema ha
funzionato senza difficoltà ma che ora devono far fronte a valori delle
azioni in declino. E, per concludere, chiunque tema di diventare vittima,
direttamente o indirettamente, del rallentamento economico prossimo venturo.
Rodrigue Tremblay è un
economista canadese che vive a Montreal; può essere raggiunto su rodrigue.tremblay@yahoo.com
Visitate il
suo blog : www.thenewamericanempire.com/blog
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Titolo
originale: "A Financial System under Siege"
Fonte: http://www.globalresearch.ca
15.11.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILMARI
VEDI ANCHE:
2.
Una selezione di 20 citazioni dal presidente George W. Bush
19.11.2006
1."Credo
che Dio voglia me come presidente."
["I believe God wants me to be president" is a Bush statement
during a meeting with Rev. Richard Land, head of the public policy arm of the
Southern Baptist Convention, in 1999.]
2. "Fui scelto
dalla grazia di Dio per condurre a quel momento."
([I was] "chosen
by the grace of God to lead at that moment", is a Bush quotation
reported by Michael Duffy in Time magazine immediately after 9/11.)
3. -"Dio mi
ha detto di colpire al-qaeda e io li ho colpiti, e dopo mi ha istruito a
colpire Saddam, cosa che ho fatto, e adesso sono determinato a risolvere il
problema nel medio oriente."
["God told
me to strike at al-Qaeda and I struck them, and then he instructed me to
strike at Saddam, which I did, and now I am determined to solve the problem
in the Middle East. " comes from a remark made by Bush to
Palestinian negotiator Nabil Shaath, made to and reported by BBC News on
Thursday, October 6 2005.]
4. "Credo
che Dio parli attraverso me. Senza non potrei fare il mio lavoro."
["I trust
God speaks through me. Without that, I couldn't do my job" is a Bush
remark to a group of Amish people he met with privately on July 9, 2004, and
as published by the Lancaster New Era, July 16, 2004.]
5. "Il
problema col Francese e' che non hanno una parola per 'entrepreneur'."
(Nota: enterpreneur, che significa impresario, e' una parola di origine
francese)
["The problem with the French is that they don't
have a word for 'entrepreneur'" comes
from a remark made by Bush during a discussion of the French economy during
the 2002 G8 summit in Kananaskis, Alberta, as reported in The Times (London),
July 9, 2002.]
6. "Vedi, nel mio modo di lavorare devi continuare a
ripetere le cose piu' e piu' e piu' volte ancora perchè la verita' ci
sprofondi, come per catapultare la propaganda."
["See, in my
line of work you got to keep repeating things over and over and over again
for the truth to sink in, to kind of catapult the propaganda." comes
from remarks Bush made during a Social Security Conversation at the
Athena Performing Arts Center in New York on May 24, 2005.]
7. "Io
voglio solamente che voi sappiate che, quando parliamo di guerra, stiamo in
realta' parlando di pace."
["I just
want you to know that, when we talk about war, we're really talking about
peace" is taken from a Bush speech at the Department of Housing
and Urban Development, Washington, D.C., June 18, 2002.]
8. "Questa
nozione che gli stati uniti si stiano preparando ad attaccare l'Iran e'
semplicemente ridicola. E detto cio', tutte le opzioni sono sulla
tavola."
["This
notion that the United States is getting ready to attack Iran is simply
ridiculous. And having said that, all options are on the table" is a
widely known remark that Bush made during a press conference, after a meeting
with EU leaders, in Brussels, Belgium, on February 22, 2005.]
9. "La
cosa piu'importante per noi e' di trovare Osama Bin Laden. E' la nostra
priorita' numero uno, e non riposeremo fino a quando non l'avremo
trovato."
["The most
important thing is for us to find Osama bin Laden. It is our number one
priority and we will not rest until we find him" was recorded at a
Bush White House press conference in Washington, D.C., on September 13,
2001.]
10. "Non so
dove bin laden sia. Non ho idea e sinceramento non mi importa. Non e' cosi'
importante. Non e' la nostra priorita'."
["I don't
know where bin Laden is. I have no idea and really don't care. It's not that
important. It's not our priority" was recorded at George W. Bush's
White House press conference in the James S. Brady Briefing Room, Washington,
D.C., on March 13, 2002.]
11.
"Trovammo le armi di distruzione di massa. Trovammo laboratori
biologici...per quelli che dicono che non abbiamo trovato i dispositivi di
fabbricazione proibita o armi proibite, avevano torto, li avevamo
trovati."
["We found the weapons of mass destruction. We
found biological laboratories...for those who say we haven't found the banned
manufacturing devices or banned weapons, they're wrong, we found them" is a statement Bush made in Washington,
D.C., on May 29, 2003.]
12. "Oh,
no, non avremo nessuna perdita [in Iraq]."
["Oh, no,
we're not going to have any casualties [in Iraq]" is a statement
made by Bush during a discussion in early 2003 about the Iraq war with
Christian Coalition founder Pat Robertson in Nashville, Tennessee, and as
quoted by Robertson himself.]
13. "Brownie
(Michael Brown della FEMA), stai facendo un diamine di lavoro."
["Brownie
(Michael Brown of FEMA), you're doing a
heck of a job" is still fresh in everybody's memory; it is a
public statement made by Bush about Michael D. Brown, head of Fema,
following Hurricane Katrina, at Mobile Regional Airport in Mobile, Alabama.
on September 2, 2005.]
14. -"Se
questa fosse stata una dittatura, sarebbe stato un sacco piu' facile,
solamente purche' sia io il dittatore."
["If this
were a dictatorship, it'd be a heck of a lot easier, just so long as I'm the
dictator" is taken from an audio clip of President-elect George W.
Bush, at a photo-op with congressional leaders during his first trip to
Capitol Hill, Washington, D.C., December 18, 2000; it was also reported on Online NewsHour, Washington, DC,
December 18, 2000.]
15. "Queste
persone stanno cercando di agitare il desiderio dei cittadini iracheni, e
vogliono che noi andiamo via.. Penso che il mondo sarebbe stato piu ricco se
noi fossimo andati via..."
["These
people are trying to shake the will of the Iraqi citizens, and they want us
to leave...I think the world would be better off if we did leave..."/This
was said by Bush during the presidential debate
of September 20, 2004.]
16. "I
nostri nemici sono innovativi e pieni di risorse, e cosi'siamo noi. Loro non
smettono mai di pensare riguardo a nuovi mezzi per danneggiare il nostro
paese e il nostro popolo, e neanche noi."
["Our
enemies are innovative and resourceful, and so are we. They never stop
thinking about new ways to harm our country and our people, and neither do
we."/Bush's remarks video clipped in Washington, D.C., as he signed
the Defense Appropriations Act for Fiscal Year 2005, on August 5, 2004.]
17. "Non ho
la piu' pallida idea su cosa penso della politica internazionale."
[“I don’t have
the foggiest idea about what I think about international, foreign policy”
can be found in Bob Woodward's book "State of Denial".]
18. "Sono il
comandante - vedete, non occorre che spieghi - non ho bisogno di spiegare
perche' dico le cose. E' la cosa interessante dell'essere presidente."
["I'm
the commander — see, I don't need to explain — I do not need to explain why I
say things. That's the interesting thing about being president." can
be found in Bob Woodward's book "Bush at War".]
19.
"Anch'io non sono molto analitico. Sai, io non passo tanto tempo a
pensare a me stesso, a perche' faccio le cose."
["I'm also
not very analytical. You know I don't spend a lot of time thinking about
myself, about why I do things" was recorded by journalists aboard
Air Force One, on June 4, 2003.]
20. "Molti
iracheni potranno sentirmi stanotte in una trasmissione radio tradotta, e ho
un messaggio per loro: se dobbiamo iniziare una campagna militare, sara'
diretta contro gli uomini senza legge che governano il vostro paese, e non
contro di voi."
["Many
Iraqis can hear me tonight in a translated radio broadcast, and I have a
message for them: If we must begin a military campaign, it will be directed
against the lawless men who rule your country and not against you"
comes from the transcript of a Bush speech made on March 17, 2003, days
before the U.S.-led invasion of Iraq.]
_________________________________
Rodrigue Tremblay è
professore emerito di economia all'Università di Montreal e un frequente
contributore di Global Research. E' autore di 'The New American Empire'.
I riferimenti di ogni singola citazione si trovano al
link dell'articolo originale
Rodrigue Tremblay
1.
AIPAC, destra religiosa e politica estera USA
2006-08-21
"La
maggior parte dei cittadini è ignara del fatto sconvolgente che durante gli
anni la nostra politica in Medio Oriente non è stata fatta da esperti guidati
dagli interessi nazionali fondamentali dell'America."
Paul Findley, membro Repubblicano del
congresso USA, (1961-83)
"Grazie
a dio abbiamo la AIPAC, il più grande tifoso ed amico che abbiamo al mondo"
Ehud Olmert, Primo ministro di Israele
"O
io definisco la politica sul Medio Oriente o è la AIPAC che lo fa."
Zbigniew Brzezinski, consulente al
National Security dell'amministrazione Carter
Nessuno può comprendere ciò che avviene politicamente in
USA senza essere cosciente che una coalizione politica, dei principali gruppi
pro-Likoud, degli intellettuali neo-conservatori proisraeliani e dei sionisti
cristiani, esercita un'influenza terribilmente forte sul governo USA e le sue
politiche. Col tempo, questa vasta lobby proisraeliano, la cui punta di
diamante è l'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), ha esteso
tutta la sua influenza su grandi parti del governo USA, compreso l'ufficio
del vicepresidente, il Pentagono ed il dipartimento di Stato, oltre al
controllo dell'apparato legislativo del Congresso. È assistito nel suo
compito da alleati potenti nell'ambito delle due principali parti politiche,
grandi mass media ed alcuni cosiddetti "think tank" riccamente
finanziati, come l'American Enterprise Institute, la Heritage Foundation, o
il Washington Institute for Near East Policy.
La AIPAC è la pietra angolare di questo
sistema coordinato. Ad esempio, conserva le statistiche dei voti su ogni
rappresentante della Camera e del Senato, che sono in seguito comunicate ai
donatori politici perché agiscano di conseguenza. La AIPAC organizza inoltre
regolarmente viaggi tutto-spesato in Israele e riunioni con i ministri
israeliani e personalità per i membri del congresso ed il loro personale, e
per politici Americani locali o di altri stati. Non ricevere questo
imprimatur è un handicap pesantissimo per qualsiasi politico americano
ambizioso, anche se può contare su una fortuna personale. A Washington, per
avere un accesso più facile alle istanze decisionali, la Lobby ha anche
sviluppato l'abitudine di reclutare il personale per gli uffici dei senatori
e dei membri della Camera. E, quando le elezioni arrivano, la lobby si
assicura che i politici tiepidi, propensi all'indipendenza, o dissidenti,
siano puniti e battuti. È una fonte di tale potere politico, con il
finanziamento delle campagne e la propaganda nei mass media, che nessun
politico USA può osare ignorare le sue richieste senza temere di essere
distrutto. Come il cronista veterano Robert Novak ha recentemente segnalato,
grazie all'influenza dell'AIPAC e della lobby, "Washington rimane
soprattutto una zona bipartisan senza critica per Israele."
È comprensibile. Le tecniche dell'AIPAC
sono così efficaci che si può facilmente avere l'impressione che è "un
governo parallelo" a Washington DC. Secondo le parole del suo
presidente, Howard Friedman, consegnate in un bollettino pretenzioso oltre ad
ogni misura destinato ai simpatizzanti, si fonda in particolare su due
tecniche:
1 - "L'AIPAC incontra ogni candidato
in corsa per il Congresso. Questi candidati ricevono briefing dettagliati per
aiutarli a comprendere completamente la complessità della situazione di
Israele e dell'insieme del Medio Oriente. Chiediamo anche ad ogni candidato
di scrivere un "documento di posizione" sui loro punti di vista
della relazione USA-Israele, così la loro posizione a questo riguardo è
chiara."
2 - "I membri del congresso, il
personale ed i funzionari dell'amministrazione, sono portati a dipendere
dagli appunti del AIPAC. Sono persone molto occupate e sanno che possono
contare sulla AIPAC per analisi chiare. Presentiamo quest'informazione in
forma concisa ai funzionari eletti. Le informazioni e le analisi sono
impeccabili - dopo tutto, è in gioco la nostra reputazione. Ciò ha per
conseguenza una politica ed una legislazione che garantiscono la
sopravvivenza di Israele.
Dubito che ci sia un qualunque paese
democratico al mondo dove i candidati devono passare un test ideologico
decisivo per avere una possibilità di essere scelti come candidati e di
essere eletti. Così, chi potrebbe biasimare AIPAC di essere convinto di
tenere sotto controllo il congresso USA? Se la AIPAC fosse un'impresa,
potrebbe essere oggetto di una Federal Trade Commission (FTC), un'indagine
federale antitrust ed anti-cartello per accaparramento del mercato.
Di conseguenza, non dovrebbe essere
sorprendente che, a Capitol Hill, "La Lobby" sembra condurre la
barca, a tal punto da avere il controllo quasi completo della politica estera
USA ed altre politiche, come quella della difesa, sono diventate
l'equivalente di uno scherzo. Non siamo alla manipolazione del consenso, ma
piuttosto di una situazione equivalente all'omologazione totale della volontà
di allineare le politiche USA sulle politiche israeliane, ogni volta che gli
interessi di Israele in Medio Oriente sono in gioco. Un paese totalitario non
funzionerebbe differentemente. La AIPAC ha tale influenza su Washington che a
volte si può essere perdonati per aver confuso Tel-Aviv con Washington DC. Un
esempio recente: la AIPAC ha redatto una risoluzione di sostegno ad Israele
nei suoi bombardamenti selvaggi ed illegali sul Libano. Il 20 luglio 2006, la
risoluzione fu votata all'unanimità dai 100 membri del Senato, ed il voto
della Camera fu da 410 ad 8. Caso chiuso.
Per molti anni, l'influenza della Lobby
restò nascosta, ignorata o dissimulata dai mass media che essa stessa
controllava e dalla maggior parte dei commentatori. Tuttavia, il 10 marzo
2006, due rispettati specialisti americani, i professori Stephen Walt
dell'Universita di Harvard e John Mearsheimer dell'Università di Chicago
pubblicarono uno studio su The London Review Of Books, intitolato "La
Lobby israeliana e la politica estera Americana", sull'influenza
sproporzionata che questa Lobby di interessi particolari esercita sulla
politica estera USA. Dice che la AIPAC è "l'organizzazione più potente e
più conosciuta" di una Lobby pro-israeliana che distorce
sistematicamente la politica estera USA. Lo studio concludeva che Israele aveva
svolto un ruolo principale per spingere l'amministrazione Bush nella guerra
contro l'Iraq, ed argomentava che l'influenza della Lobby proisraeliana sulla
politica estera USA era negativa sia per Israele che per gli USA. Dopo ciò,
nessuno potrà fingere di ignorare l'influenza corrosiva di questa potente
Lobby sulla politica estera USA.
Un altro esempio del tipo di potere che
la Lobby detiene al giorno d'oggi a Washington DC è il suo successo nello
stabilimento nel dipartimento di Stato, con il denaro dei contribuenti, di
un'agenzia di interessi particolari, chiamata "Ufficio
sull'antisemitismo globale". In un movimento che fa pensare a ciò che si
è prodotto durante i secoli passati sotto regimi totalitari, questa nuova
"agenzia" è completamente dedicata alla sorveglianza nel mondo dei
casi, tra le altre cose, di critica di Israele o delle politiche USA
proisraeliane. La creazione di questo nuovo dipartimento d'inquisizione è
stata autorizzata da una legge, (H.R. 4230), che il Presidente George W. Bush
ha firmato il 16 ottobre 2004. Chi dice che la realtà non è più ignota della
finzione!
I cosiddetti Sionisti
Cristiani (leggi QUI) esercitano anche
un'importante influenza sulla politica estera USA, specialmente per ciò che
riguarda il Medio Oriente. La loro propaganda ha così ben funzionato che
oggi, il quaranta per cento degli americani credono che Israele è stato
direttamente dato al popolo ebreo da "Dio". Un terzo degli
americani crede anche che la creazione dello Stato di Israele, nel 1948, dopo
una campagna terroristica contro la Gran Bretagna, sia una tappa verso il
"secondo arrivo di Gesù Cristo" e la "fine dei tempi".
Per i più fanatici di loro, la "guerra contro il terrorismo",
qualsiasi cosa significhi, sia una guerra di religioni tra il Cristianesimo e
l'Islam. Con idee simili, il mondo è tornato quattro secoli dietro, poiché
l'ultima guerra di religioni fu la Guerra dei 30 Anni tra protestanti e
cattolici europei, dal 1618 al 1648.
Al giorno d'oggi, la destra religiosa USA
ha il suo ufficio di interessi particolari al Dipartimento di Stato. È
chiamato "Office of International Religious Freedom" (Ufficio per
la libertà religiosa internazionale), e la sua missione principale è di
immischiarsi degli affari interni di altri paesi. Tale agenzia di Stato
sembrerà andare contro la "parete di separazione" tra la chiesa e
lo Stato che il Presidente Thomas Jefferson pensò di avere stabilito con il
primo emendamento alla costituzione USA. Tali incursioni governative in
questioni religiose sono finanziate dallo Stato, oltre all'Office of
Faith-Based and Community Initiatives (Ufficio per le iniziative
confessionali e comunitarie) che l'amministrazione Bush creò poco dopo il suo
insediamento. Da quando l'occupante attuale della Casa Bianca è un cristiano
rinato che cova idee che sono vicine a quelle avanzate dalla destra cristiana
USA, ciò non dovrebbe troppo stupire se la politica dell'amministrazione Bush
in Medio Oriente ha colorazioni religiose molto forti.
In qualsiasi governo, si deve osservare
dietro le tende per vedere chi muove realmente i fili e chi orienta le
politiche. Nel caso dell'amministrazione Bush-Cheney, si deve essere a
conoscenza della Lobby e della "destra religiosa". Senza questa
conoscenza, non si potrà comprendere la direzione presa da certe politiche.
_______________________________
di Rodrigue TREMBLAY, professore emerite di scienze economiche all'università di
Montreal. Può essere raggiunto alla mail rodrigue.tremblay@yahoo.com.
E' autore del libro 'The New American Empire' (Il Nuovo Impero Americano).
Tradotto da Marco M per www.pressante.com.
|
TÊTE-À-TÊTE avec le PROF. TREMBLAY, CPAC 2007
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